PORTO CESAREO- Nell’aprile del 2014 l’omicidio di Qamil Hyraj, il pastore albanese ucciso a 23 anni con un colpo di pistola alla testa. Per quella triste vicenda, avvenuta in una campagna di Porto Cesareo, il processo al presunto assassino comincia dopo 5 anni. Il gup d’Ambrosio ha deciso che si trattò di un omicidio volontario con dolo eventuale e per questo ha rinviato a giudizio Giuseppe Roi che dovrà difendersi in Corte d’Assise a partire dal novembre prossimo, giorno della prima udienza.
Nel corso di questi anni è cambiato il capo d’imputazione per il 31enne di Porto Cesareo titolare di un’azienda agricola di Torre Lapillo. Secondo l’accusa Roi, quel giorno, aveva sparato valutando il rischio di poter colpire il ragazzo che si trovava dietro un muro al pascolo con il gregge. In un primo momento si parlò di un omicidio avvenuto per errore, un gioco pericoloso finito male. Il pastore albanese Qamil Hyraj, freddato con un colpo di pistola in fronte si sarebbe trovato lungo la traiettoria del proiettile calibro 22 esploso dalla pistola impugnata da Giuseppe Roi che non voleva uccidere e che aveva mirato ad un vecchio frigorifero. Il suo arresto era avvenuto sei mesi dopo il ritrovamento del cadavere del 23enne.
I legali dell’imputato, Giuseppe Romano e Francesca Conte, hanno invece sostenuto l’innocenza di Roi e la sua assoluta estraneità ai fatti. A rappresentare la famiglia della vittima invece l’avvocato Ladislao Massari.