LECCE- Dieci anni dopo, sono 27mila in più le donne occupate nel mondo del lavoro in Puglia. Rispetto al 2008 pare essere trascorsa un’era geologica e l’occupazione femminile aumenta soprattutto nel settore dei servizi.
È uno dei dati significativi che emergono dal rapporto presentato nel pomeriggio da Ipres e Regione, al Convitto Palmieri di Lecce, nell’ambito dell’iniziativa “Come cambia l’economia del Salento”.
Non è questo, però, l’unico spunto: la crisi, iniziata nel 2008, ha trasformato il dinamismo pugliese in una “persistente resilienza” ed “in una significativa reattività” nella ripresa del ciclo economico. Si afferma però sempre di più la flessibilità nei rapporti di lavoro.
Dai Conti economici territoriali dell’Istat, poi, si apprende che dal 2014 le famiglie sono tornate a spendere, mentre continua a contrarsi la spesa pubblica e quella delle istituzioni sociali private. Il settore dei Servizi è quello che continua a recuperare meglio, superando anche leggermente i livelli pre-crisi. Forte calo, invece, nel settore Costruzioni, che registra un -33 per cento, così come nel comparto“Industria in senso stretto”. In quest’ultimo, tuttavia, nell’ultimo quinquennio c’è stato un recupero “particolarmente significativo” dei settori a più forte radicamento territoriale: agroalimentare, tac, legno-carta-editoria, mobili.
Si trasforma anche il sistema produttivo: permane sì la prevalente presenza delle micro-imprese, ma aumenta quella delle aziende di grande dimensione (oltre 250 addetti): 99 imprese e 104 unità locali, con 63.000 addetti (8% del totale), così come risulta significativo il ruolo delle imprese di medie dimensioni (tra 50 e 250 addetti) 905 unità locali con 87.000 addetti (11% del totale).
Imprese più solide, dunque, ma anche di respiro internazionale, con quote di controllo, paritarie o minoritarie in imprese localizzate all’estero.