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Psr al palo, l’allarme: a rischio 280 milioni entro fine anno

BARI- In ballo ci sono almeno 280 milioni di euro, tanti quanti la Regione Puglia rischia di perdere se quei fondi europei non vengono assegnati agli agricoltori entro la fine dell’anno. L’allarme è stato lanciato dalle associazioni di categoria, a causa dei ritardi nell’avanzamento del Programma di sviluppo rurale, il Psr, che non riesce ad uscire dalle sabbie mobili in cui è scivolato.

Nei giorni scorsi, è arrivata la decisione di rettificare i termini per la presentazione della documentazione relativa ai bandi per gli investimenti ma l’effetto potrebbe essere quello di innescare ancora più contenziosi: per tentare di snellire le procedure e di ampliare la platea dei beneficiari, infatti, l’Autorità di gestione dei fondi Ue del Psr, su indicazione della Regione, ha deciso di cambiare in corso d’opera parte della documentazione necessaria. E questo potrebbe avere ripercussioni su chi, invece, ha già provveduto a presentare la domanda con le vecchie condizioni ed è stato tagliato fuori. I numeri la dicono lunga: sul bando per i giovani, su 5.202 domande giunte a Bari ne sono state ammesse solo 750 e di queste solo una risulta al momento istruita, stando ai dati diffusi da Coldiretti. È proprio per evitare questo possibile cortocircuito che si chiede di rinviare l’inserimento delle nuove semplificazioni ai bandi futuri.

Poi c’è l’altro nodo: il sistema informatico. I funzionari regionali non utilizzano il sistema nazionale, il Sian, per le istruttorie delle domande, piattaforma già collaudata da altre Regioni. Questo starebbe rallentando il perfezionamento delle procedure di valutazione e selezione delle domande.

A tutto ciò si aggiunge anche lo stop arrivato venerdì dal Consiglio di Stato, che per almeno un mese congela il pagamento di una parte dei fondi per la misura 4.4 relativa agli investimenti, in seguito al ricorso presentato da una società foggiana. Un pasticcio quello del Psr, una matassa che si continua ad aggrovigliare: il bando relativo alla misura 4.1a, ad esempio, pubblicato a metà 2016, non ha visto arrivare a destinazione un euro dei 120 milioni stanziati. Anche in quel caso, i giudici amministrativi sono intervenuti, dopo i ricorsi collettivi di aziende escluse a causa dell’applicazione del criterio del cosiddetto “indice di performance economica”. Il Tar ha imposto alla Regione di rifare la graduatoria e le nuove escluse hanno a loro volta trascinato l’ente in tribunale, con una battaglia che è giunta fino al decreto di venerdì. Insomma, non si riesce a venirne a capo e questa spirale rischia di risucchiare milioni e speranze di rilancio del comparto.

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