Cronaca

“Favori e giustizia”, Tanisi: nessuna anomalia nel processo su Narracci

LECCE- Nessun sospetto di anomalie nel processo che portò all’assoluzione dall’accusa di peculato dell’ex direttore generale dell’Asl Ottavio Narracci. A testimoniare nell’aula del Tribunale di Potenza dove è in corso il processo “favori e giustizia”, il giudice Roberto Tanisi, all’epoca presidente del Tribunale che giudico’ Narracci. Tanisi è stato ascoltato come teste dai difensori, gli avvocati Luigi Covella e Luigi Corvaglia, dell’ex pm Emilio Arnesano, principale imputato nel processo nato dall’inchiesta della guardia di finanza che ha coinvolto medici ed avvocati. Ha ripercorso le fasi del processo rispondendo alle domande del giudice sulle contestazioni mosse dall’accusa. Una di queste riguardava la mancata presentazione dei fogli di viaggio in originale. Tanisi ha sottolineato come neanche il pm li avesse e come, comunque, non fossero stati rilevanti ai fini della decisione. Mentre sulla rinuncia preventiva del pm ad ascoltare un ufficiale della finanza come testimone, Tanisi ha parlato di situazioni che capitano spesso. Si ascolta chi ha effettuato le indagini e non chi ha firmato il rapporto.

L’accusa contesta ad Emilio Arnesano di essersi impegnato personalmente, come pm d’udienza, in una strategia processuale volta ad ottenere l’assoluzione di Naracci, imputato per difendersi dall’accusa di aver utilizzato l’auto aziendale dell’Asl per viaggi privati, in particolare per farsi accompagnare a Fasano. L’interessamento del magistrato per la vicenda giudiziaria del Direttore dell’Asl sarebbe avvenuta, secondo il gip, attraverso l’intermediazione degli “amici medici”, tra cui Carlo Siciliano, difeso dall’avvocato Amilcare Tana. Esattamente per la stessa vicenda era stata ascoltata il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone, che, al contrario, aveva parlato di comportamento “anomalo e singolare”.

Le udienze continueranno anche nei prossimi giorni e la fase istruttoria dovrebbe concludersi il 18 luglio con l’ascolto di altri due magistrati: Antonio De Donno e Antonio Negro, all’epoca di fatti in servizio a Lecce, ora entrambi a Brindisi.

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