Ambiente

Cerano: si stabiliscano limiti orari alle emissioni

BRINDISI – Nell’iter di riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale per la centrale Federico II di Cerano si innestano ora le osservazioni del Comitato No al Carbone. In collaborazione con l’associazione Salute Pubblica, viene chiesto di stabilire limiti orari alle emissioni della centrale termoelettrica a carbone che sorge a sud di Brindisi. La procedura di riesame dell’AIA, chiesta e ottenuta nel 2017 dalla Regione Puglia, è in corso presso il Ministero dell’Ambiente. Avviene a pochi giorni dallo stop alle autorizzazioni per le centrali a carbone fissato dal Ministero per il 2025. Il documento, che sarà pubblicato sul sito del Ministero, porta a conoscenza delle autorità coinvolte nella istruttoria gli studi di epidemiologia ambientale “che hanno rilevato gli effetti sulla salute (malattie, decessi, monetizzazione della salute persa) della emissione della Centrale”.

“Le osservazioni contengono la richiesta che si tenga conto degli effetti sanitari attribuibili alle emissioni della centrale per ridurli quanto più possibile in base alle tecnologie disponibili. La considerazione degli effetti sanitari avversi non sembra considerata nelle AIA fino a oggi rilasciate.
In particolare riguardo alla necessaria prescrizione dei limiti di emissioni in termini di concentrazioni nei fumi, si osserva che questi limiti dovrebbero controllare maggiormente le situazioni di inquinamento acuto, evitando picchi di emissione e concomitanze sfavorevoli (meteorologia, polveri sahariane, ecc.) e tutelando la popolazione anche dagli effetti a più breve termine.

Una corretta valutazione degli impatti integrati ambientale e sanitario deve stabilire il danno residuo che si potrebbe raggiungere imponendo emissioni orarie minime raggiungibili applicando le migliori tecnologie disponibili.
Invece, con una singolarità di cui non si conoscono precedenti, le prescrizioni sono espresse in termini di medie mensili (approssimativamente 720 ore di funzionamento), con un richiamo a medie su due giorni. La media mensile deve essere rispettata integrando tutte e sole le misure di inquinanti emessi al camino effettuate quando le caldaie lavorano al di sopra di una soglia di potenza: le fasi di accensione e spegnimento, critiche per l’emissione di inquinanti, sono trattate a parte senza controllo della concentrazione nei fumi.

Con questo quadro autorizzativo, sarà dunque possibile continuare ad emettere circa 10 milioni di metri cubi di fumi ogni ora, con concentrazioni superiori a quanto si potrebbe fare applicando le migliori tecnologie disponibili (BAT, Best Available Technologies):
• 7 volte in più per SO2 Biossido di zolfo
• 1 volta e mezzo in più per NOx ossidi di azoto
• 2 volte in più per le polveri.

I limiti annui, espressi in tonnellate per questi tre inquinanti, impediscono che tale potenziale inquinamento possa avvenire ininterrottamente per tutto l’anno, ma senza impedire che si possa verificare ogni ora.
Il rispetto dei limiti annui sarà possibile solo se la centrale resterà improduttiva (in tutto, o in alcuni gruppi su quattro) per un determinato lasso di tempo durante l’anno, come peraltro sta già succedendo per la scarsa competitività nel sistema di produzione e vendita dell’energia elettrica di origine fossile”.

“Ancor meglio -conclude il comitato- una chiusura definitiva dell’impianto sarebbe l’unica vera ed efficace soluzione per contrastare il suo impatto nocivo sul territorio.
Appare chiaro invece, che un siffatto quadro autorizzativo sia più consono alle strategie commerciali e ai profitti privati piuttosto che a considerazioni di prevenzione primaria e di tutela della salute”.

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