LECCE – Ha risposto a tutte le domande descrivendo chi, a suo dire, ricopriva ruoli di spicco, chi giocava in seconda linea, i conflitti di interesse, gli screzi interni e i criteri di spartizione della piazza. È quanto emerge dal verbale dell’interrogatorio di Tommaso Montedoro, pentito esponente di spicco della criminalità organizzata casaranese, risalente al 19 ottobre scorso e depositato nelle scorse ore, nel corso dell’udienza davanti al gup Maurizio Saso.
Tanti gli interrogativi ai quali il pentito ha controbattuto alla presenza del Procuratore Capo Leonardo Leone De Castris, del pubblico ministero Valeria Farina Valaori, del procuratore aggiunto della Dda Gugliemo Cataldi e dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce.
I suoi racconti hanno, di fatto, confermato quanto l’azione investigativa condotta da questi ultimi aveva portato a galla e al culmine della quale, lo scorso luglio, sono stati smantellati due gruppi criminali considerati legati al clan “Tornese”.
Delle due organizzazioni sgominate da quell’operazione, denominata “Labirinto”, Montedoro ha confermato gli assetti. “Se devo giudicare io, la mente era Saulle – ha detto – Avevano tutti lamentele su Saulle Politi, ma alla fine dei conti era Saulle che rusciva a creare reddito, che riusciva a creare qualcosa“. Come? “Dalla droga -continua il pentito- riusciva a mettere d’accordo per le estorsioni, riusciva a gestire le attività“. Politi, 46enne di Monteroni, dalle indagini era risultato infatti a capo di uno dei gruppi, leader della gestione di affari illeciti nei comuni di Monteroni, Arnesano, San Pietro in Lama, Carmiano, Leverano e Porto Cesareo.
La seconda organizzazione criminale, in capo a Vincenzo Rizzo, 54 anni di San Cesario di Lecce, avrebbe invece gestito gli affari nei comuni tra San Donato, San Cesario e Lequile, con influenze anche sulla città bella. “Si occupava su Gallipoli, per le guardianie, le estorsioni” conferma Montedoro, rispondendo al Pubblico Ministero.
Non mancavano poi gli screzi dovuti al “conflitto di interessi”. Uno tra tutti -racconta il pentito-quello tra Saulle Politi e i De Lorenzis. Oggetto del contendere: il controllo delle slot machines. Precisamente “nei territori di Nardò e Galatone– puntualizza ancora Montedoro – poi si appianarono le cose e lavorarono, ognuno per i fatti suoi“.
Tra le conferme fornite da Montedoro agli inquirenti, anche quelle inerenti i rapporti con la politica. Racconti di incontri, con descrizioni fisiche dei protagonisti, durante i quali dice di essersi reso disponibile a cercare i voti laddove un’operazione economico-bancaria in suo favore fosse andata in porto.
E.F.