LECCE- Da 16 a 7 anni di carcere ed una condanna di primo grado riformata dalla Corte d’Appello perché l’omicidio non fu volontario ma preterintenzionale e non si trattò di una rapina ma di un furto. Un colpo di scena in aula bunker alla lettura della sentenza da parte del presidente Tanisi in Corte d’Assise d’Appello sull’omicidio di Salvatore Maggi, il 74enne di Monteroni proprietario di un circolo ricreativo, tramortito con un corpo contundente e abbandonato nelle campagne il 29 giugno del 2015. Era stata la Piccinonno, che si era appartata con lui, a colpirlo lasciandolo sanguinante e fuggendo via dopo avergli tolto il portafoglio. Nella scorsa udienza il procuratore generale salvatore cosentino aveva chiesto la conferma della condanna a 16 anni, quella stabilita dal giudice Cinzia Vergine in primo grado che le aveva riconosciuto anche una parziale infermità mentale. Sentenza alla quale si era opposto il legale della donna, l’avvocato Ladislao Massari. Secondo il quale la Piccinonno non aveva intenzione di uccidere Maggi allo scopo di rapinarlo, ma solo di colpirlo per fermare un tentativo di violenza. Erano stati i familiari della vittima a denunciare la scomparsa dell’uomo, poi trovato senza vita nelle campagne di Magliano. La Piccinonno fu fermata dalla polizia dopo qualche ora. Raccontò di aver colpito più volte con una pietra Salvatore Maggi e di averlo lasciato però ancora vivo.
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