TARANTO- Si comincia anche dai simboli: è iniziata la rimozione della grande insegna con la scritta Ilva sullo sfondo blu della palazzina che ospita gli uffici della direzione del siderurgico tarantino. Sarà sostituita in questi giorni con quella di ArcelorMittal. Che in mattinata si è presentata incontrando la stampa e declinando tre parole chiave: sicurezza, salute, ambiente.
A parlare il vicepresidente e AD di ArcelorMittal Italia, Matthieu Jehl: “Non c’è una tonnellata d’acciaio da produrre che vale se non possiamo tornare a casa in piena salute. Sicurezza, salute e ambiente per noi sono dei pilastri che vanno di pari passo con le performance della produzione”, ha detto. Presentato il piano industriale e quello ambientale oltra alla squadra dei manager. Presenti anche Marc Vereecke (coordinatore dei piani di investimento), Cristina Moro Marcos (Manager Reguoations e Technology) e Patrizia Carrarini (Direttore Comunicazione e Responsabilità aziendale).
Nessuna speranza, però, a detta di Arcelor per la decarbonizzazione, su cui invece insiste il presidente della Regione Michele Emiliano: “Non c’è sostenibilità aziendale se non lavoriamo sul carbone – ha detto il manager -. C’è l’impegno a ridurre le emissioni di anidride carbonica del 15 per cento con l’uso delle migliori tecniche e tecnologie disponibili”.
Arcerlor, principale produttore di acciaio del mondo, mira a passare dagli attuali 4,5 a 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno. La copertura dei parchi minerali ferrosi, stando a quanto annunciato, è prevista entro il 2019, mentre entro la fine del 2020 quella del carbone.
Poi, c’è il nodo lavoratori: il passaggio alla nuova società, l’1 novembre scorso, ha creato non poche tensioni. Ci sono gli esuberi, che restano in capo all’amministrazione straordinaria e in cassa integrazione, e ci sono le assunzioni di 10.700 addetti, di cui 8.200 a Taranto, comunicate con una lettera inviata online.