LECCE- Ci sono altri tre medici indagati nell’inchiesta aperta per far luce sulla morte di Teresa Tramacere, 49 anni di Squinzano, deceduta il 23 ottobre scorso nel Vito Fazzi dopo alcuni giorni di coma a seguito di una gastroscopia in una clinica privata leccese. Dopo l’esame, durante il quale è subentrato lo stato comatoso, la donna avrebbe dovuto sottoporsi ad un delicato intervento per il trattamento endoscopico dell’obesità. Il personale sanitario avrebbe riferito al marito che, mentre era in corso la gastroscopia, la donna aveva avuto un arresto cardiaco che ha poi reso necessario il trasferimento presso il reparto di Terapia intensiva del “Fazzi”, lì dove è deceduta. I familiari sono intenzionati a vederci chiaro e per questo si sono rivolti all’avvocato Cosimo Miccoli. Il legale, nelle scorse ore, ha presentato una memoria chiedendo di estendere l’indagine non solo al medico che attualmente è iscritto nel registro degli indagati come l’esecutore della gastroscopia, ma anche ad altro personale presente al momento dell’esame diagnostico. Per questo il pm Maria Vallefuoco ha notificato l’avviso, in vista dell’autopsia, ad altri tre medici che, dalla cartella clinica sequestrata, è emerso fossero presenti durante l’esame.
L’ autospia è stata per questo rinviata al 6 novembre.
Il legale dei parenti della donna, nella sua memoria, ha sottolineato come per le persone obese ( la donna pesava 170 chili) sia necessario seguire un protollo ad hoc. La paziente quindi sarebbe dovuta essere trattata secondo precise linee guida relative alla sedazione e all’anestesia.