LECCE- Un processo per calunnia aggravata. Dopo la condanna per l’ omicidio volontario della ragazza, Lucio dovrà rispondere, con ogni probabilità, anche di quest’accusa. Davanti al gup Carlo Cazzella oggi il suo difensore Luigi Rella e la parte offesa: Fausto Nicolì, il meccanico di Patù tirato in ballo da Lucio più volte nel corso delle indagini, anche con delle lettere. Un’udienza rinviata al 28 novembre, giorno in cui il giudice deciderà se rinviare o meno a giudizio il 18enne. L’avvocato ha già annunciato la richiesta del rito abbreviato. Intanto Nicolì, con l’avvocato Luca Puce, si è costituito parte civile ed ha chiesto un risarcimento di 100 mila euro, “Somma che, sebbene ingente- commenta il legale- reputo assolutamente congrua se rapportata all’iperbolicità ed all’oggettiva assoluta gravità delle accuse calunniose mossegli da Lucio”. Secondo il ragazzo il meccanico avrebbe avuto parte attiva nell’omicidio di Noemi e lo avrebbe poi, sotto la minaccia di sterminare la sua famiglia, costretto a confessare di aver fatto tutto da solo. Nicolì era stato anche ascoltato dal pm Donatina Buffelli e aveva negato ogni accusa. Lucio, condannato il 4 ottobre scorso a 18 anni e 8 mesi di carcere, secondo il pm Anna Carbonara e lo stesso giudice che ha emesso la sentenza ha fatto tutto da solo. Lo hanno confermato i filmati delle telecamere presenti su una villa vicina al luogo dell’omicidio, nelle campagne di Castrignano del Capo. “Dall’inizio ho detto di essere estraneo a tutto questo” ha detto Fausto Nicolì, in Tribunale per partecipare all’udienza. Ma l’amarezza e il risentimento contro Lucio sono ancora vivi.
