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Interdittiva Igeco, sale la tensione tra i lavoratori

LECCE- L’interdittiva antimafia notificata alla Igeco costruzioni spa fa tremare, inevitabilmente, anche i lavoratori. Nonostante le rassicurazioni e le intimazioni fatte dall’azienda ai Comuni perché non intervengano su appalti in corso e quote delle società miste spettanti al gruppo, le ripercussioni saranno inevitabili, al netto di una sospensiva che il Tar potrebbe concedere. E le preoccupazioni si sommano a quelle che aveva già generato la notizia del deposito della richiesta di concordato preventivo per crisi aziendale relativamente al settore delle costruzioni, istanza depositata in Tribunale l’1 ottobre scorso.

Sono i sindacati stavolta a scrivere all’azienda, con una nota congiunta a firma dei confederali e di Fiadel e Ugl. “Siamo preoccupati, assieme ai lavoratori del settore d’igiene urbana, per tutti i mancati pagamenti inerenti i lavoratori dei cantieri di tutti i comuni della provincia di Lecce – scrivono – (Casarano, Matino, Parabita, ecc.) che attendono l’adesione al Fondo Fasda, il trasferimento delle rate dei prestiti alle finanziarie, il saldo degli stipendi e delle competenze dovute per l’interruzione del rapporto di lavoro, del Tfr e il mancato trasferimento delle quote del Tfr ai fondi complementari”. La richiesta è per un incontro nel pomeriggio del 12 ottobre nella sede di Galugnano.

Giovedì, la notifica dell’interdittiva antimafia firmata dal prefetto di Roma è stata per la società un fulmine a ciel sereno. l’accesso disposto dalla Prefettura di Lecce nel gennaio scorso, però, aveva fatto immaginare un terremoto all’orizzonte. A pesare su Igeco ci sono “anomalie nelle vicende organizzative, gestionali e operative dell’impresa”, il coinvolgimento di alcuni amministratori e della società in vicende penali di rilievo e una “interessenza in un sistema corruttivo” negli appalti per opere di rilevante valore nel settore energetico. Oltre a questo, c’è la presenza tra il personale di dipendenti ritenuti appartenenti alla malavita organizzata. Tra gli altri, Marco Giannelli, Orazio Mercuri e Luigi Spennato, figure ritenute ai vertici dei clan operanti a Parabita e Casarano. Molti dipendenti con precedenti penali sono stati ereditati dai precedenti gestori nel servizio di raccolta rifiuti, si è difesa la società. La guerra in tribunale è pronta a partire.

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