Cronaca

Assassinio prof leccese, pista operai assunti in nero

BERGAMO – L’arma non è stata trovata, probabilmente una roncola. Una cosa però è certa: chi, utilizzandola, ha ucciso Cosimo Errico, docente di origine leccese, non ha dovuto forzare l’ingresso della sua cascina. È partendo da questo dato che gli inquirenti bergamaschi starebbero battendo la pista degli operai assunti in nero. Un’ipotesi, tra le altre, che sembrerebbe però farsi strada, ora dopo ora, sempre di più.
A Entratico, lì dove il suo cadevere è stato trovato dal figlio accoltellato e semi carbonizzato mercoledì notte, il 58enne gestiva nel tempo libero una fattoria didattica con alcuni collaboratori. Steso e con il viso rivolto al soffitto, stando ad una prima ricostruzione avrebbe tentato di difendersi ma non di scappare. Forse conosceva chi aveva di fronte ma, evidentemente, non ne prevedeva la furia omicida.

A “Cascina dei fiori”, acquistata dal professore leccese 20 anni fa, si sono alternati diversi lavoratori, migranti -stando agli accertamenti dei carabinieri- a volte arruolati senza un contratto. Erano prevalentemente impiegati nei lavori agricoli. Uno di loro avrebbe già scortato il Nucleo Investigativo in un sopralluogo.

Nessun segno di effrazione e sembra non mancare nulla: contanti o oggetti preziosi. La pista del furto, ad oggi, sembra apparire dunque poco fondata.

L’ultima conversazione al elefono con la moglie risale alle 19 di quella sera “torno a casa alle 21” le ha detto. Da quel momento, di lui, nessuna traccia. È stato il figlio a fare la tragica scoperta.

Gli inquirenti, coordinati dal Pubblico Ministero Carmen Santoro, ritengono che a commettere l’omicidio possano essere state due o più persone e per di più non sconosciute all’uomo.

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