SALENTO- Lo aveva evidenziato già nel 2016, ma ora l’Accademia dei Lincei, la più antica accademia scientifica del mondo, rilancia l’allarme nell’aggiornamento che fa a due anni dalla pubblicazione del suo “Rapporto Xylella”: “mutazioni nel genoma del batterio e/o la ricombinazione tra ceppi diversi di Xylella quando presenti nella stessa pianta, potrebbero dar luogo a nuovi ceppi infettivi per altre specie vegetali. […] Non è irrealistico pensare che l’infezione pugliese possa propagarsi anche ai vigneti e agli agrumeti”.
L’Accademia, al contrario di altri scienziati, non ha dubbi: “l’origine dell’epidemia – scrive – è certa, le misure di contenimento proposte sono corrette come stabilite sia dagli esperti locali che internazionali. Se si aspetta ancora ad intervenire con decisione, si aumenta il rischio che il batterio si evolva, adattandosi al nuovo ambiente in cui si è stabilito e poi modificandosi fino ad infettare nuove specie vegetali”. (Qui l’aggiornamento completo: Gruppo_Linceo_Xylella2018)
Nel Salento, com’è noto e come ribadito a più riprese anche dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, con il batterio Xylella che colpisce gli ulivi ed è tra le cause del disseccamento rapido bisogna convivere. L’eradicazione del patogeno non è più possibile. Gli occhi sono puntati, invece, soprattutto sulla fascia a cavallo tra le province di Brindisi e Taranto e quella di Bari. Lì il monitoraggio e l’estirpazione di piante risultate infette, per quanto senza sintomi, continua a tamburo battente. La Regione nei giorni scorsi ha stanziato altri 2 milioni di euro, oltre ai 4,5 milioni già destinati a ciò, da trasferire ad Arif nel biennio 2018-2019 per campionamenti, supporto operativo ai proprietari per gli abbattimenti e distruzione d’ufficio delle piante non rimosse.