Cronaca

Case popolari: il sistema per raccogliere voti e le schede sequestrate

LECCE – La zona ex “167” usata come un rubinetto per riempire un sostanzioso bacino di voti a favore di due candidati alle regionali 2015 sponsorizzati dal consigliere comunale Antonio Torricelli. Questo ipotizza l’indagine sulle case popolari di Lecce. E, per radunare su una lista con nomi e cognomi quanta più gente possibile che garantisse il voto, una donna, anche lei indagata, era “non solo la referente sul territorio di Torricelli, per il quale è collettore di voti, ma anche una sorta di collante tra il territorio e gli altri sodali”. E, in cambio, c’erano i benefici dell’illecita sanatoria degli alloggi occupati o della illecita concessione di immobili ERP. Lei e un altro indagato erano una sorta di rappresentanti di gruppi di abusivi, i loro referenti.

Nel fascicolo si parla della donna in questione, anche in relazione alla ricerca di una casa che fosse a lei gradita, perché lei era una protetta di Torricelli. La pratica di assegnazione a lei di una casa parcheggio viene fortemente sponsorizzata dal consigliere comunale che si rivolge, per la sua risoluzione, all’assessore Luca Paqualini. Questo non è direttamente coinvolto, ma si preoccupa di assumere da una funzionaria le necessarie informazioni per accertarsi dell’effettiva positiva soluzione della “pratica G.”. “Ciò conferma – scrive il giudice nell’ordinanza- ancora una volta la comunanza di interressi e il vincolo di solidarietà che lega tra loro gli associati”.

Molte intercettazioni documentano come gli assegnatari vengano spostati come pezzi di una scacchiera sulla base degli interessi che animano i protagonisti, mentre la graduatoria, quella legale, rimane costantemente sullo sfondo.”

Ma perché Torricelli è così interessato alla vicenda della donna?

“La finalità non è umanitaria- scrive il gip- ma è chiaramente legata alla capacità della donna di procuragli voti. Tanto che questa rappresentava il collegamento tra lui e l’elettorato residente negli alloggi Erp, risultando anche rappresentante di lista in occasione delle varie campagne elettorali, soprattutto le regionali del 2015, e durante le quali Torricelli sostiene due candidati”.

Sono riportati i messaggi con cui il consigliere la convocava e le diceva di portare tanta gente all’inaugurazione del comitato elettorale di un candidato. Si ipotizza, dunque, che i voti venissero convogliati, visto l’invito presso quel preciso comitato, in favore di un condigliere regionale ora non più tale e rientrato nel riolo militare e, ad ora, completamente estraneo all’intera vicenda.

Il sistema sarebbe stato questo: la donna forniva a Torricelli una lista delle persone contattate con l’indicazione dei voti assicurati, oltre che l’indivisuazione di rappresentanti di lista, così come avvenuto per le regionali 2015, nel corso delle quali lei specificava agli elettori da lei contattati la necessità di esprimere, in cabina elettorale, l’indicazione di voto apponendo il nome di battesimo del canditato con la sola iniziale puntata e poi scrivendo il cognome per intero. Una sorta di identificazione, per consentire il controllo da parte del consigliere Torricelli dei voti effettivamente ricevuti. Anche di questo fatto il candidato in questione non era informato.

La guardia di Finanza ha acquisito le schede elettorali, trovando riscontro, nel numero dei voti espressi proprio secondo il “segnale” convenzionale dato, a quanto emerso dalle indagini.

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