Cronaca

Melissano, omicidio 22enne: svolta nelle indagini. 10 fermi

MELISSANO-Solo 24 ore per dare un volto e un nome ai presunti assassini di Francesco Fasano, 22 anni, freddato con un colpo di pistola calibro 9 lungo la provinciale Ugento- Melissano. Indagini serrate ed un lavoro congiunto di Carabinieri e Procura che ha portato al fermo nella notte di Daniele Manni, 39 anni e Angelo Rizzo, 23 anni di Melissano, ritenuti gli autori materiali dell’esecuzione e di altre 8 persone alle quali viene contestata l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Si tratta di Pietro Bevilacqua, 32 anni, Antonio Librando, 52 anni, Biagio Manni, 50 anni, Luciano Manni,65 anni,  Maicol Manni, 27 anni, Luca Piscopiello, 37 anni, Luca Rimo,36 anni e Gianni Vantaggiato, 48 anni. A firmare il provvedimento di fermo, alle 2 del mattino, il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi della Dda e i pm Maria Vallefuoco e Stefania Mininni.

Il contesto dell’agguato di sangue è stato chiaro sin dai primi minuti: tutti i personaggi coinvolti erano attenzionati dai militari del Reparto Operativo, Nucleo Investigativo e compagnia di Casarano sin dal marzo scorso, ovvero dall’omicidio di Emanuele Cesari che ha segnato uno spartiacque: bisognava sostituirlo nel suo ruolo nello spaccio della zona di Melissano, e questo ha provocato una frattura con la creazione di due fazioni contrapposte in quella che era un’unica originaria associazione. Contrasti che quando si parla di denaro frutto di attività criminali certo non si risolvono a parole ma con il sangue. La vittima faceva parte di una di queste e sapeva di avere gli occhi addosso e non solo. Il 19 luglio scorso era rimasto vittima di un tentativo di omicidio. Alla guida di un’ auto, dietro   a Bevilacqua, era stato raggiunto alla periferia di Melissano da una serie di colpi di pistola che avevano solo colpito il mezzo ma che rendevano esplicite le intenzioni degli avversari: far male.

Nelle parole di Francesco Fasano, intercettate dai carabinieri e finite nel provvedimento di fermo, emerge la paura del 22 enne dopo l’episodio:

Manni B. “Ma dimmi , stavo pensando che scherzassero io“, dice Biagio Manni che cerca di calmare Fasano.

Questo risponde: “No, a me anche hanno sparato addosso

Manni B. “Pure a te? E dove stavi tu?

Fasano: “Dietro a lui

Manni B: “Con un’altra macchina?

F. “Si” e ancora Fasano: “Credimi, ma io domani mattina mi alzo e mi fingo pazzo

Manni risponde: “Sai, hanno fatto l’errore più grande della vita loro“. E alla domanda di questo: “Ma l’hanno fatto fatto apposta a non prendervi o non vi hanno voluto prendere“, la riposta, quasi un funesto annuncio del 22enne: “Io non so… per me sarà che non lo hanno fatto apposta a non prenderci”.

Del tentato omicidio risponde Daniele Manni. Francesco Fasano è stato ammazzato dopo soli 6 giorni. Perché proprio lui? Perché in quel momento era l’unico in zona e, probabilmente, un facile obiettivo. Aveva solo 22 anni, era incensurato, e certo non aveva una strutturata esperienza criminale. Era solo in auto, ed era arrivato sulla Ford Fiesta trovata sul posto con i fari accesi. Subito dopo l’omicidio i cellulari dei due presunti killer diventano bollenti. Parte una serie di telefonate e i due non rientrano a casa nella notte. Si tratta, secondo gli inquirenti, di una vera e propria fuga. Una serie di elementi che messi insieme hanno portato a ritenere che vi siano gravissimi indizi di colpevolezza nei confronti di Daniele Manni e Angelo Rizzo per l’omicidio premeditato di Fasano. Per questo i fermi motivati anche dal pericolo di fuga e di reiterazione del reato. Le indagini sono il frutto di un lavoro di squadra tra i vertici dei vari reparti leccesi comandati dal colonnello Giampaolo Zanchi e guidati dal colonnello Pasquale Montemurro, dal maggiore Paolo Nichilo, dal capitano Andrea Massari e dal comandante di Casarano Clemente Errico.

Il Procuratore della Repubblica Leonardo Leone De Castris si è congratulato con loro e con i magistrati inquirenti con una nota ufficiale. “Lo Stato è presente più che mai sul territorio e aumenterà ulteriormente la pressione su ogni forma di illegalità”. Ancora una volta il movente dell’omicidio va ricercato nel traffico organizzato di stupefacenti che costituisce il “ core business” della criminalità organizzata. E poi il messaggio dello stesso Procuratore: “Ogni tiro di cocaina , ogni canna fumata, alimentano le ricchezze della criminalità organizzata, così come ogni euro speso finisce nelle tasche dei mafiosi”.

Il comandante provinciale dei carabinieri di Lecce, il colonnello Giampaolo Zanchi ha commentato dopo l’allarme lanciato ieri dal sindaco di Melissano Alessandro Conte: “Mi sento di tranquillizzare la comunità di Melissano: con i fermi di oggi abbiamo inferto un duro colpo alla criminalità della zona”.

 

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