Cronaca

Inchiesta Tap, sì del giudice all’incidente probatorio. In arrivo periti accademici

MELENDUGNO-“Il progetto Tap è stato moficato nel 2016 e questo impone di riponderarne l’impatto ambientale e i rischi per la pubblica incolumità”. Con queste motivazioni il gip di Lecce Cinzia Vergie ha accolto la richiesta di incidente probatorio avanzata dal procuratore capo Leonardo Leone De Castris e del pm Valeria Farina Valaori e che di fatto riapre l’inchiesta già archiviata sul metanodotto con approdo a Melendugno. Un accertamento fondamentale, secondo i pm, per esercitare l’azione penale e per sostenere l’accusa in giudizio, perché i luoghi interessati sono soggetti a modifica. Una decisione attesa da tempo che dà il via libera alla procedura attraverso la quale la Procura prova ad anticipare la formazione della prova madre, quella dell’applicazione o meno al gasdotto di Melendugno della normativa Seveso sul rischio di incidenti rilevanti.

Avvocati e parti interessate, tra cui molti comuni, hanno ricevuto in queste ore la notifica della decisone del gip: si tratta delle parti offese , ovvero i sindaci dei comuni firmatari dell’esposto che ha dato il via alla nuova inchiesta: Melendugno, Lizzanello, Martano, Vernole, Calimera , Castri , Zollino, Corigliano d’Otranto, Alfredo Fasiello, presidente del Comitato No Tap, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, l’associazione VAS APS onlus nella persona del presidente nazionale Guido Pollice.

Gli indagati sono il country manager di Tap Michele Elia, la legale rappresentante della società Clara Risso e il direttore del Mise Gilberto Dialuce. In contraddittorio, dunque, dovrà formarsi la prova, inoppugnabile a quel punto, su quanto gas sarà davvero presente nel terminale di ricezione del gasdotto. La perizia collegiale dovrà spiegare perché l’opera del gasdotto Tap, pur risultando unitaria, sia stata frazionata in due progetti, ovvero Tap, che riguarda il tratto sino a Melendugno ed Srg per la connessione alla rete nazionale; se l’unitarità del progetto e la conseguente valutazione cumulativa dei rischi per l’incolumità pubblica avrebbe comportato una stima diversa, con particolare riferimento al supermamento della soglia massima di 50 tonnellate prevista dalla legge seveso III, che avrebbe comportato la qualificazione come stabilimento complesso. Una questione tecnico scientifica che ha imposto la ricerca di competenze diverse e specializzate che il gip ha indivuduato in ambito accademico. Il collegio peritale è infatti composto da professori che arrivano dall’Università di Padova e dal Politecnico di Milano.

L’udienza in camera di consiglio è stata fissata per l’ 11 aprile prossimo con il conferimento dell’incarico ai consulenti.

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