LECCE- L’unità è stata ritrovata, lo strappo ricucito. I sindaci leccesi si ricompattano sul tema gasdotto e dopo quattro ore di discussione, a tratti anche aspra, trovano la quadra: si conferma la netta contrarietà di tutti all’approdo del Tap a San Foca e si chiederà al prefetto di alleggerire la presenza delle forze dell’ordine in una Melendugno ormai militarizzata; dall’altro lato, tenendo distinti i due temi, ok al dialogo con il governo per avviare un “tavolo Salento” sui temi ambiente-salute-energia, per cui ci saranno tutti quando verrà a Lecce il ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti.
Durante l’assemblea dei sindaci convocata in mattinata a Palazzo dei Celestini, c’erano anche i sindaci “irriducibili”, quelli che non hanno mai considerato possibile il dialogo con Tap o con il governo relativamente alle compensazioni a fronte della costruzione del gasdotto. È questo il motivo per cui hanno disertato la precedente assemblea, in segno di protesta nei confronti dei colleghi che sono andati a Roma a sedersi al tavolo sugli investimenti aggiunti che dovranno pagare Tap e Snam. Stavolta, però, gli amministratori di Melendugno, Calimera, Martano (presente vicesindaco) e Vernole erano presenti, come aveva invitato a fare il sindaco di Lizzanello, Fulvio Pedone, dopo la spaccatura nei fatti delle settimane scorse. 41 i Comuni in tutto. Messi anche i puntini sulle i: alcuni, come Mario Accoto, sindaco di Andrano, infatti, hanno ribadito che la contrarietà è all’approdo, non al gas come fonte di energia.
Dunque, nelle prossime ore verrà stilato un documento ufficiale. Svelenire il clima è l’imperativo per tutti. Il sindaco di Lecce Carlo Salvemini ha chiesto di porsi il problema di cosa fare anche nel caso in cui la procedura autorizzativa verrà completata dando il completo ok all’intero metanodotto fino a Mesagne. Si è deciso di procedere, per ora, centimetro per centimetro.
Il resoconto della discussione:
Durante l’assemblea, dopo l’introduzione del presidente Gabellone, Marco Potì, sindaco di Melendugno, è netto: “è già previsto il raddoppio da 10 a 20 miliardi di metri cubi del Tap, come confermatoci dall’addetto stampa di Tap sabato mattina. Sta per sbloccarsi l’East Med e un altro gasdotto da Israele, tutti con approdo qui. Il progetto del governo è noto: fare del Salento un hub del gas. Quando l’assemblea dei sindaci discute di Tap deve essere consapevole di star discutendo dell’hub del gas d’Italia. L’addetto stampa di Tap, accompagnandoci sabato sul cantiere,ci ha detto che non possono valutare spostamenti dell’approdo perché hanno già firmato contratti commerciali. Con chi? Con Francia, Germania, etc. E allora i sindaci da che parte stanno? A mio avviso bisogna ritrovare unità per impedire non solo Tap ma che il Salento diventi terra di gasdotti”.
Da Potì parole di solidarietà nei confronti delle istituzioni e dei partiti politici che hanno subito attacchi, come fatto poco prima dal presidente della Provincia Antonio Gabellone. “Alla pari – dice Potì – io chiedo che si riconosca la solidarietà ai miei cittadini alle prese con una militarizzazione ingiustificabile. C’è un pezzo di territorio in cui è sospesa la democrazia”.
Per il sindaco di Vernole, Luca De Carlo, “sarebbe stato opportuno che i sindaci avessero fatto lo sforzo di entrare nel merito della questione un po’ di anni fa”. Per Mario Accoto, sindaco di Andrano e nella delegazione andata a Roma assieme a Gabellone e al collega di Trepuzzi Giuseppe Taurino, “nella logica degli slogan ‘notap’ vanno spiegate le posizioni. Io sono sempre stato contrario all’approdo a San Foca ma non ho mai condiviso il no al gas, che è fonte energetica da cui non si può prescindere nel processo di decarbonizzazione. Possiamo ragionare sul fatto che visto che il governo ha scelto il Salento per avviare il processo di decarbonizzazione le ricadute partano proprio da qui? La chiusura di Cerano può essere anticipata rispetto alla data del 2025 ed essere priorità nazionale. Così per le trivelle nell’Adriatico. Per la metanizzazione dei trasporti ed edifici pubblici. Su questo è necessario dividersi? Nessuno chiede di rinunciare alle battaglie democratiche per spostare l’approdo o non fare l’opera. Ma dentro questo ragionamento si può trovare una sintesi? A quel punto il nostro ruolo al tavolo delle compensazioni su Tap non ha senso ed è per questo che si è chiesto di delocalizzare qui il tavolo col governo sulla vertenza Salento. E lì è necessario che sieda anche la Regione Puglia”.
Per Taurino, “il rapporto istituzionale va recuperato, liberandosi dalla sudditanza di chi a tutti i costi vuole farci passare per no o per sì”. Per Pedone (Lizzanello), “bisogna capire se bisogna discutere della contrarietà a Tap o di una vertenza ambientale che tutti siamo pronti a intraprendere”. Durissima la sindaca di Calimera, Francesca De Vito: “oggi il problema riguarda noi, domani qualcun altro. Se non si trova unità qui, allora dove? Io resto basita per il fatto che sindaci vadano a trattare compensazioni. Stiano tranquilli, gli investimenti aggiuntivi li dovranno fare comunque. Propongo di capire se andiamo tutti nella stessa direzione, ma se sì andiamo a dialogare con le istituzioni preposte, il governo. Non con Tap. Le lettere della multinazionale sono arrivate in tutti i Comuni. Io non ho risposto. Il governo finora non ha discusso con alcuni Comuni ma non può negare il confronto a 97 sindaci”.
Carlo Salvemini, sindaco di Lecce, ritiene che “bisogna mettere a valore la presenza dei sindaci che l’altra volta non c’erano. È bisogna riconoscere il ruolo del Comitato che nel tempo si è organizzato per dare a tutti gli strumenti per capire cosa sta accadendo. Come si recupera l’unità? Nessuna assemblea dei sindaci è in grado di definire una strategia energetica nazionale diversa da quella presentata dal governo in questo mese. E se si accetta di far parte di un procedimento autorizzativo poi bisogna accettarne gli esiti. Credo che l’assemblea dei sindaci non possa che dire che è improprio esprimersi durante una conferenza dei servizi ancora in corso, quella per il tratto Snam. Secondo punto da condividere è che il patto per il Sud non può essere il riconoscimento per la realizzazione del gasdotto perché stipulato Regione per Regione. Il punto è che un’opera ritenuta strategica a livello nazionale è realizzata con tutti i pareri contrari del territorio. Poi, fin dove si spinge la difesa degli interessi del proprio territorio? Stiamo vedendo che c’è una situazione sociale delicata. La tensione va incanalata, disinnescata dai sindaci. Se dovessimo perdere questa partita, cosa facciamo? Dobbiamo porci il problema”.