ROMA – Sarebbe stato un qui pro quo e tutto si è risolto in una bolla di sapone. L’On. Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia, però, presenta un’interrogazione al Ministro dell’Interno. La questione è quella che ha visto protagonista, suo malgrado, il sindaco di Gallipoli Stefano Minerva. A giugno scorso si trovava a Buenos Aires con amici. Al momento dell’imbarco per far ritorno in Italia, questo ci è stato raccontato da lui stesso, sono stati fermati per un controllo. In valigia gli amici avevano della cacciaggione. Al momento fu contestato, e da qui l’ “arresto”, che si trattasse di specie di animali non cacciabili.
Sisto chiede “se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda adottare urgenti iniziative, per quanto di competenza, in relazione alla vicenda, anche valutando la sussistenza dei presupposti per pervenire alla sospensione di Minerva dalle funzioni di sindaco”.
Minerva, a proposito della vicenda, nei giorni scorsi ci aveva detto che la notizia fu pubblicata su Facebook da esponenti della minoranza gallipolina, strumentalmente, per attaccarlo, che quegli esemplari erano regolarmente detenibili e che, anche secondo il consolato, quella condotta non costituiva reato.
Ora interviene con una nota “solo al fine -scrive- di ripristinare la verità dei fatti e per garantire la chiarezza necessaria alla questione, che risulta assolutamente distinta e distante da qualsivoglia atteggiamento contrario alla legge. Non è affatto vero che sia stato arrestato per aver cacciato animali protetti. Tutto, purtroppo, è nato da un malinteso della polizia aeroportuale che, durante i controlli di routine, ha erroneamente creduto che tra la selvaggina cacciata vi fossero, per l’appunto, anche delle specie protette. Per questo sono stati fatti dei controlli che hanno procurato dei danni al sottoscritto, visto che ho dovuto rinunciare al volo prenotato per poter consentire che tutte le verifiche del caso venissero espletate. Quindi, non vi è stato nessun arresto, ma solo dei normali controlli e il disguido provocato dalla polizia aeroportuale è stato chiarito e risolto dalla stessa autorità giudiziaria argentina, che ha riconosciuto l’atteggiamento collaborativo del sottoscritto, evidenziando che non vi erano ipotesi di reato e che le specie cacciate non erano in via di estinzione o comunque protette. Il tutto si è risolto con l’archiviazione “perchè il fatto non costituisce reato” e come ribadiscono i giudici argentini, i fatti oggetto dell’indagine non ledono il buon nome e l’onorabilità del sottoscritto. Questa, come detto, la verità dei fatti: non vi sono stati arresti né situazioni che possano avere arrecato danni alla mia persona. L’unico danno, come detto, è stato solo quello di aver perso l’aereo già prenotato per l’Italia. Spiace, pertanto, che la politica si occupi di queste questioni che non hanno alcuna valenza giuridica e giudiziaria, che sottraggono inutilmente tempo ai veri problemi che riguardano la collettività”.