Attualità

Neanche una birra durante le partite: scatta il divieto di alcolici dentro e fuori lo stadio

LECCE- Neanche una birra allo stadio: il Comune di Lecce si adegua alle direttive del Ministero dell’Interno e alle richieste della Questura e per questa stagione calcistica impone il divieto di vendita di alcolici al Via del Mare e anche nei dintorni, in occasione delle partite.  Un’ordinanza, quella firmata dal sindaco Carlo Salvemini, che farà storcere il naso a molti tifosi. Ma entra in vigore in queste ore e serve, nelle intenzioni, a “contrastare episodi di violenza e facilitare l’attività di prevenzione e di controllo delle forze dell’ordine, per assicurare una sana fruizione dello Stadio e delle manifestazioni sportive che vi si svolgono ad un pubblico ampio in piena sicurezza”.

Inutile, dunque, cercare una bionda neanche nei paraggi: vendita e somministrazione di alcolici vietata in tutti gli esercizi pubblici, gli esercizi al dettaglio di generi alimentari, nei distributori automatici, nei fast food, negli spacci interni e nei circoli privati che si trovano nel raggio di 1700 metri dallo Stadio. In ogni locale ricadente nella fascia di rispetto, infatti, dovrà essere esposto al pubblico un cartello con l’indicazione del divieto e degli orari in cui vige. Per ciò che riguarda i ristoranti, il divieto è limitato alla sola eventuale attività complementare di “bar”.

Il blocco delle vendite parte due ore prima l’inizio delle partite, in qualsiasi giornata si svolgano, e terminerà un’ora dopo la conclusione. In quelle stesse ore sarà vietato nel raggio di 200 metri dallo Stadio l’esercizio del commercio in forma itinerante.

In occasione delle partite di calcio, invece, chi è in possesso di regolare autorizzazione per il commercio su aree pubbliche può essere autorizzato ad occupare posteggi temporanei all’esterno dell’impianto sportivo esclusivamente per la vendita di gadget e articoli che attengono gli eventi calcistici, fatta eccezione per la vendita di oggetti contundenti (es. bandiere). Multe salate per i trasgressori: vanno da 516 a oltre 3mila euro.

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