SOGLIANO- Giovedì mattina alle 9 prenderanno il via gli interrogatori per le 20 persone che nell’operazione antimafia dei carabinieri sono finite in carcere. Venerdi mattina si partirà con i 17 ai domiciliari, tra cui l’ex assessore Luciano Magnolo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. A fissarli il Gip Edoardo D’ambrosio che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare a conclusione della maxi indagine sul giro criminale ruotante attorno allo storico clan dei Coluccia e che a Sogliano Cavour aveva il suo centro gravitazionale. L’associazione era operativa, articolata e gestiva il traffico di cocaina, marijuana e hashish, principale fonte di sostentamento. Aveva inoltre disponibilità di armi, agiva con metodi mafiosi, si spartiva il territorio. A dare il là all’indagine l’arresto in flagranza di reato di Carmela Magnolo avvenuto il 9 luglio del 2013. Nel corso dei colloqui in carcere tra la donna e il figlio, Vincenzo Antonio Cianci, più volte questo esprime la volontà di emergere nell’ambiente criminale, controllando la piazza di Sogliano Cavour, Cutrofiano e dei paesi vicini. Lo spaccio della droga aveva anche modalità violente, con punizioni nei confronti degli acquirenti che tardavano a saldare i loro debiti, a cui venivano sottratte moto o auto, oppure obbligandoli a partecipare a rapine.
Un gruppo che comandava, pronto a mettere le mani su tutto, anche sui problemi personali. Cianci Vincenzo Antonio era pronto a far esplodere una bomba davanti alla casa dell’assistente sociale del comune perché questa si era messa in mezzo, a suo dire, tra uno dei sodali e la moglie con la quale era in corso una separazione. Era stato l’uomo a rivolgersi a lui per risolvere il problema. Era convinto che la moglie non gli facesse vedere i figli su suggerimento dell’assistente sociale. “Un episodio emblematico– scrivono gli inquirenti- di come alcuni cittadini di Sogliano Cavour, riconoscendo a Cianci il ruolo di referente di spicco della locale criminalità organizzata, richiedessero il suo intervento (e non quello delle istituzioni) per risolvere dissidi anche di carattere familiare.
