Ambiente

Xylella, la Regione affida a tre Università la conferma della relazione tra batterio e disseccamento. Intanto la Procura chiede la proroga delle indagini

BARI – Lo stato di calamità per i territori colpiti da xylella, sarà prorogato. Per lo meno nelle intenzioni della giunta regionale che intende chiedere la proroga del periodo di crisi per far ripartire i risarcimenti del biennio 2016-2017, in favore delle aziende che già ne avevano diritto ed estenderlo a quelle nei cui appezzamenti di terreno è stato riscontrato  il batterio, successivamente. Spetterà al governo centrale, accogliere o meno la richiesta che, nella prima tranche, ha messo a disposizione 11 milioni di euro.

Intanto si attende l’esito di due studi epidemiologici commissionai dalla Regione a tre Università. Il primo, condotto nell’area infetta dall’Ateneo di Bari e Cnr, è stato concluso e, stando a quanto trapela, con una percentuale del 99,9 avrebbe confermato la relazione tra la presenza della xylella e il disseccamento degli ulivi. Un secondo studio condotto sulle zone cuscinetto e di contenimento dalle Università del Salento e di Bologna è ancora da concludere. Perché si sono resi necessari? Per avere la conferma che il fantasma da combattere non fosse un altro.

Gli interventi intanto vanno avanti: i monitoraggi sono ripresi e presto riprenderanno anche gli abbattimenti di una ottantina di ulivi, in un fondo ad Oria, sin qui bloccati per il ricorso presentato dallo studio legale Pesce nel 2015. Il Tar di Lecce, garantiscono dal palazzo assessorile di Lungomare Nazario Sauro, ha dato torto al proprietario e ora le piante saranno abbattute. Destino che riguarderà anche gli ulivi monumentali delle zone di contenimento e cuscinetto, risultati infetti: il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’interpretazione della legge regionale sulla xylella che in un primo momento li tutelava prevedendone solo la copertura. Aspetto che, se non modificato, avrebbe reso incostituzionale la legge.

Intanto la Procura di Lecce ha chiesto la proroga delle indagini per tre dei dieci indagati, tra ricercatori e funzionari. I pubblici ministeri titolari dell’indagine, Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci hanno deciso di non archiviare il fascicolo aperto nel 2015 chiedendo al gip di poter continuare ad indagare. L’ipotesi di reato resta quella di diffusione colposa di malattia delle piante, il batterio killer sarebbe stato portato volutamente nel Salento.

 

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