UGENTO- Hanno camminato sotto il sole, macinando chilometri. Ed erano in tanti, circa un migliaio. Tutti in marcia verso Burgesi, la contrada diventata il simbolo delle emergenze ambientali ormai strutturali del Salento. In mattinata, i cittadini, le associazioni e gli amministratori di Ugento, Acquarica del Capo, Taurisano e Presicce hanno manifestato a lutto: palloncini e drappi neri, manifesti funebri sul futuro, per chiedere piĂą impegno sul versante inquinamento.
Due le richieste, in particolare: fermare il progetto relativo ad un nuovo impianto di smaltimento di rifiuti speciali presentato da una societĂ di Acquarica in contrada Casino Arto, a Gemini; e poi accelerare le procedure di bonifica della ex discarica Monteco a Burgesi, lì dove, invece che accogliere solo rifiuti solidi urbani, sarebbero stati sepolti anche 600 fusti di materiale altamente tossico, come confessato dall’imprenditore che si fece carico del trasporto, nonostante un’inchiesta penale finita con l’archiviazione.
Il Pcb, però, a Burgesi c’è. E c’è “inequivocabilmente”, come detto dalla stessa Procura, perchĂ© quel cancerogeno è stato ritrovato nei pozzi del percolato, quelli, cioè, che accolgono il liquido prodotto dal dilavamento dei rifiuti.
La preoccupazione dei cittadini è chiara: quella discarica non è stata concepita per contenere Pcb e i presidi ambientali previsti potrebbero non essere sufficienti a evitare in futuro la contaminazione della falda, ciò che al momento, miracolosamente, non è successo.
Si lavora al piano straordinario che la Regione dovrĂ presentare al Ministero dell’Ambiente, giĂ finanziato con un milione di euro messo a disposizione dal governo. Ognuno prova a fare la sua parte: “il Comune di Ugento – spiega il sindaco Massimo Lecci – consegnerĂ nelle prossime ore la proposta di monitoraggio della catena alimentare, elaborata assieme ad Arpa e Cnr, relativa ad analisi volte ad accertare l’eventuale presenza di Pcb negli allevamenti o sulla vegetazione”.
Il 28 aprile, invece, è stata giĂ depositata in Regione la proposta, elaborata sempre assieme al Cnr di Bari, per indagini geofisiche e geolettriche che possano individuare, in maniera indiretta, l’effettiva presenza di fusti e anche valutare la qualitĂ della geomembrana ubicata sotto la discarica, per capire, appunto, se il telo impermeabile possa davvero garantire la tenuta ed evitare l’inquinamento delle acquee sotterranee.