
LECCE- Chi pensa di poter farla franca forse non sa che già lo scorso anno la mazzata è stata pesante. Quest’anno si prevede ancora più forte: è in arrivo una pioggia di multe per i terreni non arati o su cui non è stata effettuata la trinciatura, come doveva essere fatto entro il 30 aprile scorso. Questo prevede, infatti, la normativa regionale che regola la gestione della fitopatia del disseccamento degli ulivi. Quelli primaverili sono ritenuti mesi cruciali per abbattere la popolazione delle sputacchine, le cicaline che trasmetterebbero da un albero all’altro il batterio Xylella fastidiosa. E invece, questa è la situazione in buona parte del Salento. Qui, intorno a Maglie e Casarano, dove gli alberi sono evidentemente rinsecchiti, lo sfalcio non è stato effettuato in molte campagne private. Non solo: in condizioni pessime ci sono anche molte aree pubbliche. Sulle rotatorie di responsabilità della Provincia, l’erba è alta oltre due metri e tra l’altro rende difficile anche la visibilità. A bordo strada, la situazione è la stessa. Meno del 20 per cento – stando a stime provinciali – è stato arato. Una disfatta, dovuta anche ad una comunicazione piuttosto lacunosa e che invece avrebbe dovuto essere, soprattutto da questo punto di vista, martellante. In queste ore, il Corpo Forestale dello Stato sta organizzando le squadre che dovranno battere a tappeto l’intera provincia di Lecce. I controlli andranno avanti fino al 15 giugno. Lo scorso anno, le contestazioni furono 260. Quest’anno, a prima vista, sembra potranno essere molte di più. Multe di diverso tipo e da ben 2500 euro, invece, sono quelle che stanno arrivando a Oria, ai proprietari che si sono rifiutati di tagliare gli alberi, alcuni dei quali, seppur non censiti, hanno le caratteristiche per essere definiti monumentali. Per questo alcuni cittadini hanno depositato un esposto alla Procura di Brindisi, chiedendo di accertare se ci sono estremi di reato nell’abbattimento di ulivi plurisecolari, che potrebbero essere risparmiati se con caratteristiche di monumenti viventi, ciò che tra l’altro gli stessi Comuni sono tenuti a verificare entro un mese, in virtù della legge regionale del 29 marzo scorso.
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