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Le analisi choc a Galatina: c’è diossina nel latte materno. “Ora si estenda il monitoraggio”

GALATINA- C’è diossina nel latte materno di una giovane donna; ci sono anche tracce, ma a quanto pare non preoccupanti, nell’acqua prelevata da una fontana pubblica. È il risultato delle analisi commissionate da un gruppo di cittadini, coordinati dall’associazione Fare Ambiente.

Il campione di latte materno è stato donato da una mamma 25enne, non fumatrice, residente all’ingresso di Galatina provenendo da Soleto, poco a ovest rispetto agli insediamenti industriali della zona. “Il responso dice che i livelli di diossina sono pari alla metà di quelli delle donne del quartiere Tamburi a Taranto. E questo per noi è preoccupante. Qui siamo in una zona ubicata lungo una direttrice nord-sud, in base ai venti predominanti, rispetto all’agglomerato industriale”, puntualizza Salvatore Masciullo, a capo dell’associazione. “Non abbiamo la pretesa di fornire verità – aggiunge – ma di dare input, perché finalmente venga fatto un monitoraggio ad ampio spettro da parte delle istituzioni. Il nostro compito, infatti, finisce qui. Ora si attivino gli altri”.

Il problema è: come interpretare questi dati?  Noi lo abbiamo chiesto a Vincenzo Cagnazzo, il responsabile del laboratorio Re.Chem.An di San Pietro Vernotico a cui gli attivisti si sono rivolti, dietro consiglio di Alessandro Marescotti di Peacelink Taranto. Il campione analizzato è rappresentativo di più giorni, per cui è stato determinato un dato medio della concentrazione di microinquinanti nel latte di quella mamma. Ma – è bene precisarlo – non è e non può essere, da solo, un indicatore della situazione sul territorio. Ecco perché c’è la necessità di estendere lo screening, in un’area, tra l’altro, che coincide con quella nota per avere la più alta incidenza di tumori al polmone.

La criticità di interpretazione dei dati sta anche nel fatto che la normativa non fissa alcun limite che possa fungere da parametro per la presenza di diossine nel latte materno. Da letteratura, inoltre, si sa che l’80 per cento di tutti gli inquinanti organici proviene in primis dall’alimentazione e poi anche dal contributo ambientale e che la diossina è “ubiquitaria”, presente cioè in tutte le matrici (sangue, grasso, etc.).

Che valore hanno, allora, queste analisi? “Quello di testimoniare – dice Cagnazzo – la necessità di ampliare il monitoraggio, per capire se quei dati sono un minimo, un massimo, fare una media”. Si attendono i risultati del latte di pecora di un allevamento della zona. Allo stesso modo, sono stati analizzati dei campioni di acqua. Quelli di pozzo ancora non sono noti, quelli di una fontana pubblica di Soleto, invece, sono rassicuranti: l’acqua è potabile, per quanto ci siano, stando ai risultati, tracce di diossina. I cittadini hanno voluto seguire il modello di Peacelink a Taranto: la diossina l’hanno cercata da soli, dopo aver chiesto alla Procura, con un esposto dell’autunno 2013, di chiarire quanto fosse grave l’eventuale impatto sulla salute del polo industriale Galatina- Soleto, il più importante della provincia. Non avendo avuto ancora risposte, si sono autotassati per fare eseguire delle analisi. 1.400 euro la cifra raccolta in poco tempo. E da lì, in questi mesi, si è andati avanti, con l’aiuto anche di alcuni sindaci. “Consegneremo questi risultati innanzitutto ad Asl e Arpa, perché ci diano una loro valutazione e vadano avanti”, dice il primo cittadino di Martano, Fabio Tarantino.

Ora la palla ritorna alle istituzioni, in primis al Dipartimento di prevenzione della Asl. I cittadini hanno voglia di sapere.

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