MELENDUGNO- Fabio, Gianluca e Riccardo liberano la strada, accumulano le pietre ad una ad una, spostano le grate: il buon nome della protesta contro il gasdotto Tap passa da questi gesti. “Perché noi non siamo come loro”, ripetono. “Loro” sono quelli che negli ultimi giorni sono comparsi all’improvviso al presidio dinanzi al cantiere, sconosciuti che l’altra notte hanno vandalizzato l’intera contrada. Il muro, quello dell’antica Masseria San Basilio, a Melendugno, è diventato il simbolo delle differenze di metodo: divelto per farne barricate, ora verrà ricostruito dagli stessi attivisti, che hanno già contattato dei maestri d’ascia.
L’amarezza si avverte tutta. Anche la volontà di fare dei distinguo. Per evitare che cinque anni di studio di documenti, battaglie legali e proteste pacifiche vengano sovrapposte e confuse con gesti irrispettosi. Dall’altra parte del cantiere, la situazione non migliora: le recinzioni installate da Tap sono state quasi completamente staccate, utilizzate anche qui per farne barricate, assieme alle pietre, e impedire il transito dei mezzi.
È stato il comandante della polizia municipale Antonio Nahi a lanciare l’allarme. Tutto è stato documentato per essere consegnato agli investigatori. L’intero sentiero che porta al cantiere è coperto con i teli dei cappucci tolti agli ulivi. L’alt arriva anche dai sindaci, tutti i 94 che hanno sottoscritto l’appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Scendono in campo, inoltre, le 22 imprese balneari di Melendugno, esprimendo “contrarietà ad azioni di protesta violente che possano falsare la percezione di territorio sereno in cui trascorrere le vacanze”. Gli ulivi espiantati sabato, intanto, attendono di essere trapiantati. E per loro le speranze si affievoliscono.