Cronaca

Scioglimento del Comune di Parabita per mafia, la decisione nelle mani del Ministro

PARABITA- La decisione sul possibile scioglimento per mafia del Consiglio comunale di Parabita è ora nelle mani del neoministro degli Interni Marco Minniti. Ed è una opzione concreta, tra quelle prospettate dalla Prefettura di Lecce al Viminale.
La commissione di accesso agli atti si era insediata il 19 luglio, il giorno dopo la scarcerazione dell’ex vicesindaco Giuseppe Provenzano, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Ha già consegnato la sua relazione, dopo l’indagine svolta sull’operato dell’amministrazione locale. Ed è sulla base di quei rilievi che il prefetto Claudio Palomba, stando a quanto prevede il Testo unico degli enti locali, ha stilato il proprio rapporto, già inviato a Roma e ora in fase di valutazione da parte del ministro, che dovrà valutare l’opportunità di giungere, appunto, ad uno scioglimento straordinario per mafia.

Ora spetterà al ministro proporre eventualmente al Presidente della Repubblica un decreto di scioglimento, dopo la deliberazione del Consiglio dei ministri e dopo aver valutato l’effettiva esistenza delle condizioni previste, vale a dire di quegli elementi “concreti, univoci e rilevanti” su collegamenti con la criminalità organizzata di tipo mafioso degli amministratori locali o su forme concrete di condizionamento.

Molti elementi li aveva già dati l’operazione Coltura, che un anno fa ha sgominato il clan Giannelli e portato all’arresto dell’ex vice del sindaco Alfredo Cacciapaglia, Provenzano, autodefinitosi, in un’intercettazione registrata dai Ros, “il santo in paradiso” del sodalizio, a cui avrebbe elargito contributi economici e procurato posti di lavoro, in cambio del sostegno elettorale alle amministrative 2015, tornata in cui ha collezionato 480 voti. Sarà il processo a stabilire la verità dei fatti.

Nel frattempo, tuttavia, stando alle indiscrezioni, altri dettagli cruciali sarebbero emersi da quanto scandagliato dalla commissione di nomina prefettizia, durante i tre mesi di lavoro terminati a ottobre. E a preoccupare, tanto, tantissimo, è, anche in questo caso, il consenso sociale attorno agli arrestati, fenomeno che si vuole spezzare a tutti i costi sul territorio. Un possibile scioglimento di un Comune leccese, a distanza di 25 anni da quelli di Surbo e Gallipoli, sarebbe un chiaro segnale anche di questo.

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