LECCE-Venerdì 2 dicembre, il fronte del no chiuderà la campagna referendaria in maniera compatta. Lo faranno insieme forze politiche, associazioni e realtà sociali che si schierano contro la riforma Boschi. Perché questo è l’altro risvolto, meno evidente ma ancora più profondo, che questa occasione potrebbe partorire, secondo chi si batte per fermare la modifica della Costituzione così come proposta: quello di consentire un “nuovo compromesso”, come fu dopo la Seconda Guerra Mondiale, per far ripartire l’Italia.
Nelle sale dell’hotel Tiziano, a Lecce, in mattinata, la conferenza stampa che ha reso più plastica questa idea, riunendo gli schieramenti politici più variegati, da Fi al M5s, dai Cor a Noi con Salvini a Fratelli d’Italia.“Il problema non è la difesa cieca e intransigente della Costituzione del ’48 – ha spiegato il professore Vincenzo Tondi Della Mura, docente di diritto costituzionale presso l’UniSalento – bensì la necessaria salvaguardia del metodo di scrittura costituzionale allora sperimentale; un metodo capace di sostituire il vecchio compromesso di Yalta con uno nuovo parimenti pacificante e garantista”. Ecco perché si ritiene che l’appuntamento con le urne del 4 dicembre possa essere una nuova chance.
Nel merito della riforma, i dubbi attengono soprattutto alla garanzia delle minoranze e al rispetto del volere del popolo.“L’unitarietà del fronte del no per il prossimo referendum ha – per il presidente del comitato per il no del centrodestra, Paolo Pagliaro – un significato chiaro: democrazia e libertà”.