SQUINZANO- Dopo il nostro servizio sugli aiuti umanitari che abbiamo ritrovato abbandonati in campagna, abbiamo chiesto un parere a Don Lucio Ciardo, Responsabile dello smistamento del banco alimentare di Alessano dal quale attinge anche lo stesso comune Squinzanese, sotto la cui giurisdizione ricade la zona del ritrovamento.
Un passaggio a tre mani quello descritto: dal banco alimentare, alle associazioni o enti comunali preposti, alle famiglie bisognose. Un iter standard e chiaro che potrebbe però avere degli intoppi. Uno di questi, in particolare, sembrerebbe però gettare una nuova ombra sulla macchina solidale:
“un’ipotesi potrebbe essere– spiega Don Lucio- che questo accada per poter fare notizia. Non è bello da pensare e non è giusto, ma può accadere”.
Don Lucio si riferisce a probabibili screzi tra enti che sfocerebbero poi in “dispetti”: è solo un’ ipotesi, ma evidentemente non del tutto infondata. Don Lucio ci ha infatti spiegato successivamente che chi la solidarietà la promuove non è detto che sia esente dai vizi umani, tra questi la rivalità.
“Vorremmo non poterlo neanche pensare, ma può accadere –specifica- e anche questo non avrebbe alcun senso logico”. Certo è che l’ipotesi, perché di questo si tratta, di una competizione tra ingranaggi solidali è quella che tra le altre fa più male e racconta una corsa ad ostacoli che non dovrebbero esistere.
Ce ne sono altre però: “su 6 chili di alimenti distribuiti annualmente dal banco di Alessano destinati a ben 40mila famiglie –prosegue Don Lucio- difficile monitorare cosa accada dopo le assegnazioni dei generi alimentari in questione. Difficile anche dire di no a chi, pur essendo un perfetto sconosciuto, chiede aiuto”.
Tra le altre ipotesi avanzate, infatti, quella che l’abbandono possa avvenire per mano degli stessi beneficiari, forse non proprio bisognosi: “qualcuno, anche extracomunitario, ogni tanto viene a chiedere del latte per i propri figli –prosegue- e noi non possiamo rimanere indifferenti davanti a queste richieste, pur non conoscendo il nostro interlocutore. Speriamo sempre nella buona fede di chi bussa alla nostra porta”.
Una certezza però c’è: la “bufera spreco” non può placarsi davanti a delle semplici ipotesi.