LECCE-Nuovo dramma, nella prima mattinata, nel carcere leccese di Borgo San Nicola: un detenuto di 38 anni, M.Z., di Campi Salentina, si è ucciso respirando il gas contenuto nella piccola bombola di un fornelletto da campeggio.
Era detenuto nel reparto Infermeria, perché tossicodipendente e quindi in pieno percorso riabilitativo. Aveva appena ricevuto la condanna definitiva per reati legati agli stupefacenti e non deve aver retto il colpo della prospettiva degli anni dietro le sbarre che lo attendevano. Era da solo quando ha preso la piccola bombola, ne ha svitato la parte superiore e, utilizzando una busta di plastica, ha inalato il gas fino a non respirare più.
L’Osapp, il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, punta ancora il dito contro l’amministrazione carceraria, colpevole, dice il segretario provinciale Ruggiero Damato, “di aver trasformato il carcere in un’università. Con il personale che scarseggia e con la cosiddetta vigilanza dinamica, vige una sorta di autogestione, con le celle aperte e gli agenti che non sono in grado di gestire un numero così alto di detenuti”. In più i fornelletti come quello utilizzato per il suicidio odierno, sono vere e proprie armi, da usare contro di sé o contro gli altri, eppure possono essere alla portata di tutti.
“Ogni suicidio, ogni vita che si spegne in carcere è una grande sconfitta pe le istituzioni e per la Polizia penitenziaria” -dice Damato- “I capi dipartimento devono finire di prendere ordini dall’alto, dovrebbero ascoltare la Polizia penitenziaria. Questo peso dovrà ricadere suyi demagoghi dell’amministrazione.
Il carcere è un luogo in cui sono ristrette persone che hanno commesso delitti, ma anche con problemi comportamentali che le hanno portate a delinquere. Non è possibile che si autogestiscano, non è possibile che una casa circondariale si trasformi in un’università del crimine”.
