LECCE- Se il centrodestra prova la carta dell’unità attraverso la battaglia referendaria per raggiungere ottobre e cercare una soluzione alla successione di Perrone, nel centrosinistra leccese le elezioni della prossima primavera rappresentano quasi una ulteriore resa dei conti tra gruppi dirigenti, uniti sotto il simbolo, ma in guerra nella federazione.
La “Ditta” , come viene chiamata dagli anti segreteria provinciale , sarebbe rimasta con il cerino in mano per una disponibilità venuta meno. Chi sono i protagonisti della cosiddetta “Ditta”? In primis il segretario provinciale Piconese, affiancato dal cittadino Marra e dal consigliere regionale Abaterusso.
Quest’ultimo, su spinta del consigliere comunale di Lecce Sergio Signore, avrebbe incontrato nei mesi scorsi l’ex Vendoliano Dario Stefano. L’incontro, tra il parlamentare ed Abaterusso, per convincere il senatore alla candidatura nel capoluogo. Alla base della scelta del consigliere regionale l’ulteriore volontà di isolare nel partito il suo collega Sergio Blasi ed anche per liberare un posto nelle liste per il parlamento per la possibile ascesa del figlio Gabriele oggi primo cittadino di Patù. Ma le cose non vanno come si ipotizzano ed oggi la “Ditta” sarebbe rimasta con il cerino in mano e con l’ulteriore incomodo di Blasi.
Il cerino in mano perché la candidatura di Stefano non ci sarebbe più in quanto questo avrebbe gradito da subito l’invito ufficiale da parte di Piconese a scendere in campo per Lecce città e, l’Incomodo, perché scoperto il tentativo, l’ex sindaco di Melpignano , anticipa tutti e pone la sua, di candidatura , per la poltrona più alta di Palazzo Carafa. Il senatore Stefano , pur se incuriosito dalla ipotesi , ora sembrerebbe realmente non più interessato malgrado la sua sempre maggiore vicinanza al partito di Renzi tanto da portare, proprio nel capoluogo, il capogruppo in senato Zanda ed il sottosegretario Migliore ora nel Partito Democratico ma sino ad un anno fa proprio compagno in Sel dello stesso Stefano.
Di tutt’altra idea la numero due di Emiliano, Loredana Capone. Per l’assessora la scelta migliore per sconfiggere il centro destra leccese, e non correre il rischio di una possibile e giovane candidata del Movimento 5 Stelle, sarebbe rappresentata da un esterno aggregante anche aree moderate ma, dalle varie ipotesi, ci sarebbe la netta contrarietà, più volte ribadita, degli avvocati Sticchi Damiani padre e figlio. Altre soluzioni, senza accettazione, gli ex ministri Bray e De Castro. La base renziana e moderata ipotizza anche la carta Paolo Foresio, ormai consolidato capogruppo PD proprio al comune di Lecce ma la segreteria provinciale, come detto nei giorni scorsi, per tentare di uscire dall’angolo invoca gli Stati Generali per una soluzione unitaria senza arrivare alle primarie. La ipotesi Soluzione unitaria sarebbe possibile solo se rappresentata da un candidato esterno mentre i giochi anti Blasi, ad ora, avrebbero solo convinto lo stesso consigliere a non desistere. Questo suo convincimento però potrebbe anche portare ad un’unità di tutto il Pd su un nome, forse lo stesso Foresio, ben voluto per la sua età e moderazione e coagulante per uno scontro finale in caso di primarie.
