LECCE- Ancora un calo, del 21%, che dà la misura della prudenza in termini di disponibilità ad accettare assegni e cambiali in una fase di crisi di cui non si vede una chiara via d’uscita.
E’ il dato fornito dalla camera di Commercio sui protesti del 2015 che ammontano a 21 milioni e 700mila euro rispetto al 2014 quando la quota era a 27 milioni e 500 mila; un valore in costante ribasso dal 2012.
Pesano sulla quota complessiva dell’anno scorso i protesti degli imprenditori, dato che emerge in relazione alla prima analisi in cui l’ente ha scorporato persone giuridiche da una parte e persone fisiche imprenditori dall’altra. Alfredo Prete, presidente di Camera di Commercio, dichiara che “Oltre la metà del valore degli effetti protestati è riconducibile ad una società, per la Puglia è il 54,8% in linea con il dato nazionale (55,9%). Dall’analisi emerge, inoltre, che l’importo medio dei protesti pugliesi che hanno coinvolto un’impresa (€ 2.776,00) è più del triplo rispetto all’importo medio riferito alle persone fisiche (€ 875,00)”.
Quanto al dato per province, la flessione più elevata si è registrata a Brindisi con 8.717 titoli protestati (-19,6%) per un valore di 10.3 mln (-34,2%) seguita da Taranto (-18,9%), Foggia (-27%), Bari, che in valore assoluto è la provincia che detiene il maggior numero e valore di protesti, essendo la più popolosa delle province pugliesi, con 26.089 titoli (-16,5%) per un valore di 47,2 mln (-22,2,%); la provincia di Lecce in definitiva si è rivelata la provincia che ha registrato il calo più limitato : 18.455 titoli, – 13% rispetto al 2014.