LECCE- Troppi furti, l’Omfesa di Trepuzzi è diventata solo un guscio vuoto: è stato portato via persino l’impianto elettrico, e poi i muletti e poi il rame. Quella fabbrica, insomma, dal valore stimato di 11 milioni di euro quando era in piena attività, “non vale più niente e solo per farla ripartire servirebbero almeno 2,5-3 milioni di euro”. Parola di Ennio De Leo, ex amministratore unico per 11 anni e ultimo proprietario delle Officine Meccaniche avviate poi a fallimento.
La sua analisi ragionieristica è l’ultima mazzata alle speranze dei lavoratori, nel momento della loro totale disperazione, che li sta portando ad “assediare” politica e istituzioni: tra due giorni, infatti, per 52 di loro scadrà anche l’ultimo ammortizzatore sociale rimasto, la mobilità, che per altri 27 lavoratori è terminata già un anno fa. I corsi di formazione, ultimo palliativo proposto dalla Regione, daranno solo un rimborso spese. Ma la domanda chiave resta una sola: c’è davvero possibilità di far ripartire Omfesa. Per De Leo no.
La denuncia fatta sui furti è circostanziata. Eppure, visto il numero esiguo di realtà che operano nel settore ferroviario, “c’è fame di imprese”. Ma le ipotesi avanzate finora anche sui tavoli istituzionali, come quella della Ferrosud di Mancini o dell’Alcar, a suo avviso sono inconsistenti. De Leo parla di una precisa volontà di far fallire Omfesa da parte di “giannizzeri” locali, compresi politici, ma non vuole fare nomi.
Due anni fa, quella “newco” che avrebbe dovuto rilevare l’impresa ha avanzato offerta formale, che vediamo, tramite un consorzio di aziende composto per il 60 per cento da una società americana con stabilimenti in Croazia e Polonia e per il resto da aziende locali. Percorso naufragato.