LECCE- I cittadini della provincia di Lecce hanno più di una possibilità su quattro di ammalarsi di tumore, perché il rischio di contrarlo è pari al 26,5 per cento delle probabilità, in un’età media di 66 anni. Ogni anno, si contano 4129 nuovi casi e 2084 morti. Sono i dati, nudi e crudi, derivanti dal Registro tumori leccese, che tra il 2003 e il 2008 testimonia di una carneficina: 24776 nuovi malati e 12504 morti. Soprattutto per i maschi, siamo poco al di sotto della media italiana ma ben al di sopra di quella del Sud.
Il quadro completo è stato fornito in mattinata, in occasione della presentazione del primo Report ambiente e salute della provincia di Lecce, frutto del lavoro del Csa, ex rete per la prevenzione oncologica (Repol). Gremita la sala del museo Sigismondo Castromediano: sindaci, medici, semplici cittadini. La domanda di base è chiara: cosa causa questa enorme esposizione al cancro? Ci sono effetti cumulativi sulla salute che possono derivare dall’inquinamento delle matrici ambientali di aria, acqua e suolo?
La bestia nera continua a rimanere il tumore al polmone, con 536 nuovi casi l’anno, un’incidenza che ci colloca ai primi posti in Italia, con un trend in leggero decremento negli uomini ma in aumento nelle donne e, questo è appurato, di certo i salentini non fumano di più rispetto agli altri. Una questione comunque così grave da aver portato anche l’Istituto superiore di sanità ad occuparsene, individuando un cluster di 15 Comuni in cui ci si ammala di più (l’area intorno a Galatina) e di 50 in cui si muore di più, tutta quella del Leccese centro-orientale.
In aumento anche il cancro alla tiroide (16 nuovi casi l’anno) e soprattutto alla vescica (391) e al colon retto (510). 506 donne contraggono ogni anno il carcinoma alla mammella e 99 al corpo dell’utero.
“Ma il dato peggiore è che ci stiamo assuefacendo all’incidenza all’incidenza dei tumori”, ha rimarcato Giovanni Gorgoni, direttore del Dipartimento regionale Salute.
La prevenzione primaria, sulle cause dell’inquinamento, è rimarcata come imperativo, anche e soprattutto ora, in tempo di crisi. Lo ha spiegato Silvana Melli, commissaria della Asl di Lecce: “Ogni paziente oncologico costa 25.800 euro al Servizio sanitario nazionale e i nuovi casi incidono per lo 0,6 per cento sul Pil, senza tener conto degli elevati costi morali e socioeconomici di queste patologie”.