CronacaPolitica

La proposta madre: “Decarbonizzare Cerano”. Emiliano: “Lo meritiamo, ma Renzi tace”

LECCE-  La proposta madre per iniziare a invertire la rotta è messa per la prima volta nero su bianco dalla Asl di Lecce: avviare il processo di decarbonizzazione della centrale Enel di Cerano e dell’acciaieria Ilva di Taranto.
Delle mappe sulla concentrazione media annuale di Pm10 e Pm2.5, cancerogeni certi per l’uomo, testimoniano come tutto l’anno sul Salento ci siano concentrazioni simili a quelle delle grandi città, con la differenza, però, che qui sono diffusi non su pochi punti, ma in maniera uniforme su tutto il territorio. Qui, appunto, e non nel resto della Puglia e del Sud Italia, dove questi effetti si rilevano solo su aree urbane. È vero che quei valori sono sotto la soglia di legge, a maglie decisamente larghe, ma sono ben superiori a quella fissata invece dall’Organizzazione mondiale della sanità come quella oltre la quale ci sono danni sanitari (pari a 20 mg/m3 per il PM10, il cui limite di legge è di 40, e pari a 10 mg/m3 per il PM2.5, per cui il limite italiano è di 25). E’ il dato ambientale più significativo presentato in mattinata, quello che segna la rotta.

“La decarbonizzazione è una battaglia politica – ha detto il governatore della Puglia, Michele Emiliano -. Abbiamo fatto enormi sacrifici in termini energetici e abbiamo il diritto di avere dati epidemiologici diversi. Puntiamo sul gas. E in Italia ne arriverà tanto. La chiave di volta sta nel riuscire a negoziare le compensazioni ambientali anche sul prezzo di quel combustibile, considerando in modo razionale le esigenze della produzione”.  Il Piano presentato a Parigi per la conversione di Enel e Ilva, però, ha incontrato il silenzio del governo.

Ad ogni modo, non c’è solo Cerano nelle indicazioni date dalla Asl alla Regione: si chiede di frenare sulle autorizzazioni di nuove industrie insalubri nel territorio leccese, “valutando il quadro emissivo presistente prima del rilascio delle autorizzazioni, nonché l’impatto cumulativo di tutte le fonti di emissione”, mentre, per le industrie già autorizzate, di provare a rivedere le prescrizioni date in maniera più restrittiva. Poi, il monitoraggio in maniera più capillare e puntuale delle emissioni di fabbriche, come i bitumifici, non sottoposte a valutazione e per le quali non sono obbligatori i controlli. Questo soprattutto nell’area centrale, in cui più elevato è il pericolo di ammalarsi.

Inoltre, un freno anche sull’uso di pesticidi e una gestione più oculata delle discariche, con bonifica urgente di tutte quelle mai messe in sicurezza, un centinaio nella sola provincia di Lecce.

Articoli correlati

Strage Castel D’Azzano, il carabiniere salentino è ancora in coma. Parla il papà

Redazione

“Ama la tua terra come te stesso”: tappa a Bagnolo

Redazione

Ex Ilva, Decaro: “Lo Stato si faccia carico della decarbonizzazione”

Redazione

Tragedia di Castel d’Azzano, tra i feriti anche un carabiniere salentino: vivo per miracolo

Redazione

Incendio in abitazione: paura a Salve

Redazione

Lobuono: “Un piano casa per i giovani e un tavolo permanente con imprenditori”

Redazione