NARDO’- Al centro Procreazione medicalmente assistita di Nardò il dottore Antonio Luperto è fiducioso che la Asl farà arrivare quanto prima le attrezzature necessarie per avere una criobanca, in cui conservare gli ovociti delle donne in chemio e radioterapia. Le dichiarazioni del medico sono state raccolte da salutesalento.it.
I locali dove verrà effettuata la crioconservazione dei tessuti ovarici per 5-10 anni e anche oltre, sono stati completati, compresi gli impianti elettrici. Adesso si attendono dei particolari congelatori a lento congelamento, un ecografo di livello, un microscopio e anche altro. Nella Asl di Lecce si punta sulla crioconservazione del patrimonio riproduttivo naturale.
«Noi, in questo momento – chiarisce Luperto – più che pensare all’eterologa come fanno in altri centri, stiamo pensando ai nostri ragazzi e ragazze che in età fertile incappano in un cancro al seno, in una leucemia, in un linfoma non hodgkin, per cui devono iniziare la chemio o la radio terapia; processi che bruciano il corredo riproduttivo, mandando le donne in menopausa. E sono tante, basta frequentare i day service di oncologia per rendersene conto». «Una volta guariti – continua il ginecologo – alla donna già madre che vuole avere altri figli, quel pezzettino di ovaio viene reimpiantato, e così evita di andare in menopausa. Chi invece vuole avere dei figli, può essere sottoposta a fertilizzazione in laboratorio con il seme del compagno. Così creiamo l’embrione e lo impiantiamo direttamente. E a questo punto parliamo di un loro figlio».
Fino ad oggi le ragazze venivano avviate al centro di Torino, dal prof. Giancarlo Revelli. «Ma erano poche quelle che accettavano di recarsi così lontano pochi giorni prima di iniziare la chemioterapia. Quando avremo avviato la crioconservazione qui, noi da Nardò ci recheremo al Fazzi e qui il dottore Antonio Perrone praticherà la biopsia per il prelievo. Sarà tutto più facile».
