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Conservatori e riformisti sconfessano trionfalismo sul report sanitario S.Anna

BARI- “Lo studio Sant’Anna è uno strumento eccezionale per le scelte di programmazione e di organizzazione sanitaria se letto ed interpretato nella maniera giusta”. Così i consiglieri del Gruppo Conservatori e Riformisti intervengono in risposta a quelle che hanno definito “dichiarazioni roboanti del presidente Emiliano nelle quali campeggia spesso l’idea di una sanità in via di miglioramento. Ma così non è – sottolineano il capogruppo Ignazio Zullo, i consiglieri Saverio Congedo, Luigi Manca, Francesco Ventola, Renato Perrini ed il deputato Benedetto Fucci – perché è possibile valutare un eventuale miglioramento nel raffronto tra una valutazione pre ed una valutazione post e noi siamo di fronte unicamente ad una valutazione singola”.

Secondo gli esponenti del Gruppo “in questa fotografia dello studio Sant’Anna, attraverso la pesatura di ciascun indicatore analizzato per le distinte dimensioni di valutazione e attraverso la loro correlazione, vengono messe a nudo le forti criticità della sanità pugliese evidenziando con rigore scientifico un dato di realtà già percepito dalla collettività”.

“Emerge dallo studio quello che già sappiamo – sottolinea Zullo – perché è realtà quotidiana: una sanità ospedalocentrica peraltro poco efficiente. Una regione incapace di potenziare la prevenzione, la promozione della salute, la presa in carico della cronicità e le cure domiciliari. In pratica una sanità non rispondente alle reali esigenze di una popolazione che invecchia e che va incontro a malattie croniche e degenerative. E’ di tutta evidenza che in Puglia è inesistente la continuità ospedale-territorio intesa come efficacia delle attività sanitarie territoriali in termini di continuità assistenziale, appropriata gestione delle prestazioni specialistiche e di attivazione di percorsi diagnostici e terapeutici omogenei”.

Il consigliere Manca sottolinea che “la negatività del servizio sanitario pugliese è avvertita dai cittadini-utenti in particolare per quello che riguarda il percorso dell’emergenza-urgenza 118, il percorso oncologico, il consumo dei farmaci oppiacei per il controllo del dolore (si tenga però presente che in Puglia non è stata realizzata la rete del dolore), i tassi di ospedalizzazione per chirurgia elettiva che però registrano un indice di performance di degenza media negativo, gli indici di performance di degenza media nei ricoveri medici e l’appropriatezza prescrittiva diagnostica (si deve riflettere su quanto hanno inciso le lunghe liste di attesa e il ricorso al privato a causa del superticket di 10 €.)”.

Lo studio Sant’Anna, su 28 indicatori, ne evidenzia 10 nel rosso (performance molto scarsa), 9 nell’arancio (performance scarsa), 3 nel giallo (performance media da migliorare), 6 nel verdino (performance buona) e zero indicatori nel verde (performance ottima, ovvero punto di forza)”. “La Puglia non può permettersi di disattivare ulteriori posti letto – dice Congedo – altrimenti non si assicurerebbe la risposta assistenziale e si incrementerebbe la mobilità passiva con perdita di quote nella ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale a favore di altre Regioni”. “Agli ospedali va assicurato il personale -dicono-, vanno incrementate le dotazioni strumentali in linea con l’innovazione tecnologica e va garantita l’efficienza strutturale attraverso attività di manutenzione ordinaria e straordinaria.

Gli ospedali vanno riorganizzati in maniera capillare sul territorio per bacini di utenza. Il budget non può più seguire la logica della base storica ma quella dei “costi standard. Vanno individuati e definiti programmi di integrazione pubblico-privato per le attività non tariffate che possono sussidiariamente sostenere il complesso delle strutture pubbliche in attività assistenziali carenti sul piano strutturale o funzionale.”

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