LECCE (di M.Cassone) – Riuscire a costruire una storia che parli d’amore a tutto tondo, contemplandone in religioso silenzio tutte le sfumature, cucendola con maestria addosso a uno degli accadimenti epocali che hanno cambiato il volto di persone e nazioni, non era impresa da poco, riuscire a fare tutto ciò accarezzando il lettore con punte di lirica, che si percepiscono come fossero rose rosse in un panorama in bianco e nero, è ancora più difficile.
Annalaura Giannelli riesce in questa impresa racchiudendo come in uno scrigno prezioso una serie di emozioni che soltanto la lettura di un buon libro può dare. Parliamo de “La figlia del destino” edito da Adda editore.
Sono 167 pagine che si leggono tutte d’un fiato con la voglia di sapere, di scoprire, di rovistare nel futuro dei personaggi che s’intrecciano lottando contro un destino che sogghigna a volte burlone, altre maligno.
La storia è ambientata a Brindisi nel 1991. Assunta è la protagonista che si destreggerà a cavallo d’un passato che ritorna e d’un futuro che sembra non volerle più sorridere. Quell’anno nel porto della città arrivarono a bordo di una nave prima 18mila albanesi (ben presto diventarono quasi 30mila) che fuggivano dalla fame della dittatura comunista; fu un’emergenza unica per l’Italia e per Brindisi che si trovarono impreparate di fronte a quell’esodo che cambiò la storia.
Assunta in piena crisi matrimoniale, disillusa dall’amore, e alquanto aspra nei confronti della vita, a causa di un’infanzia difficile e di un rapporto vissuto inizialmente come la fortuna più grande e poi naufragato malamente, si reca per curiosità al porto per capire, per vedere o chissà forse soltanto perché quel vento, che tanto ama, la spinge nel futuro. Conosce Dario Livori, il generale dell’esercito incaricato di coordinare le operazioni di sbarco, e si imbatte nuovamente in quel sentimento che pensava non esistesse più. Rientrando si ritrova a casa una bambina dagli occhi color cielo, con la febbre alta. È albanese, si chiama Anjeza, è arrivata da sola in quella città così lontana dalla sua, imbarcata dal padre, un giovane giornalista albanese, diventato rivoluzionario (in seguito partirà alla ricerca della bambina). Con il passare dei giorni, la bimba, viene affidata a Donna Assunta. Tra le due nasce un sentimento bellissimo.
Nel bel mezzo della separazione con il marito, Assunta troverà soltanto l’amicizia sincera del suo avvocato Dora che la aiuterà e la supporterà in tutto quello che le accadrà.
La protagonista “si ritroverà”, prenderà coscienza del suo vero “io” dopo anni di appannamento e apparente appagamento, si sentirà nuovamente donna, poi si maledirà per averlo fatto ma continuerà a crederci aprendo la porta ad un futuro sempre affascinante perché nascosto con maestria nei posti più impensati.
Annalaura Giannelli, salentina doc, avvocato, “responsabile Cultura di Forza Italia per la Provincia di Lecce”, racconta e si racconta, descrive la sua terra, le sue emozioni, i colori d’un tempo che non esiste più e scatta una fotografia di quell’esodo che tracciò un solco indelebile nella storia. Confeziona tutto con un linguaggio a volte morbido come un abbraccio sincero, altre volte ispido, acuminato, che punge la memoria, facendo ritornare alla mente ricordi antichi, odori e paure. Per lasciarci andare all’amore e per crederci ancora c’è sempre tempo, sembra questo il messaggio che il libro regala dopo aver chiuso l’ultima pagina.
Ci vuole coraggio per vivere, per soffrire e per amare ma ci penserà sempre il tempo ad aggiustare tutto.