LECCE- Cosa succede se la giustizia presenta il suo conto 14 anni dopo? Quello che sta per accadere ad Andrea Bufano: il rischio di tornare in carcere proprio nel momento del riscatto, conquistato con gran fatica attraverso la scrittura e una nuova vita completamente pulita. Un ritardo che cozza con la funzione stessa che dovrebbe avere l’esecuzione di una pena, quella rieducativa.
Una vita di eccessi, certo, sul finire degli anni ’90, quella di Andrea. Cinque rapine commesse nel Riminese e per le quali lui ha già pagato il conto con carcere, domiciliari, servizi sociali, tra il 2001 e il 2008. Nel 2005, è finito nuovamente dietro le sbarre per possesso di cocaina. Scarcerato grazie all’indulto. È da allora che è ricominciata la sua vita. Ora, però, per un residuo di pena di 18 mesi, su due episodi di rapina aggravata commessi 14 anni fa, si pronuncerà la Cassazione, il prossimo 12 novembre. E l’incubo di Borgo San Nicola è alle porte.
La storia di Andrea è nota, riportata senza peli sulla lingua nel suo libro autobiografico “Neve a giugno”. Nel 2013 è stato ingiustamente arrestato dopo gli scontri di Lecce-Carpi con l’accusa di minacce e resistenza aggravata a pubblico ufficiale. In realtà, il suo unico errore fu quello di aver invaso il campo. Ma ha pagato tanto, troppo di più: un mese e mezzo nell’inferno della Dozza di Bologna, poi gli arresti domiciliari, prima di poter provare che no, lui non c’entrava niente. Ed è arrivata la sentenza di assoluzione emessa nel giugno scorso dal gip Antonia Martalò e non impugnata dal pm Massimiliano Carducci, dunque divenuta definitiva. Per ingiusta detenzione, proprio in queste ore il suo avvocato, Pinuccio Milli, ha depositato presso la Corte d’Appello richiesta di risarcimento di 500mila euro.
