LECCE- Più che un monito, un rimprovero vero e proprio. Nel tradizionale discorso alla città, pronunciato al termine della solenne processione in onere dei santi Oronzo, Giusto e Fortunato, patroni di Lecce, l’arcivescovo metropolita, Mons. Domenico D’ambrosio
punta il dito contro politica e istituzioni, ma anche contro il “popolo della notte” che non ha cura di Lecce: “Pochi giorni fa in questa Piazza, emblema di sapiente architettura e invito caldo alla contemplazione di quella bellezza che sa trasformare la vita, che a denti stretti cerchiamo di difendere da ingerenze indebite – ma quanta fatica e quante sconfitte dal popolo di giorno e soprattutto dal popolo della notte – sono stato, scusatemi l’espressione, attenzionato da una coppia di turisti per complimentarsi della bellezza unica della nostra città e dei suoi monumenti.
Con garbo e cortesia però hanno aggiunto: ma forse non amate a sufficienza questo tesoro, a giudicare da un certo disordine, dall’ incuria, dalle erbacce, cose che rovinano la preziosità dell’arte che vi è stata affidata!Amici cari, questa città va amata, curata, difesa, non mortificata e maltrattata. Ha bisogno di maggiore sicurezza, di tutela, soprattutto di rispetto!A volte si ha l’impressione che ci siano delle assenze e delle latitanze, laddove c’è bisogno di una cabina di regia che veda al proprio posto gli operatori e i promotori del bene comune di questa città. Non ci è permesso di fuggire, di rimandare o di ricorrere alla politica dello struzzo. Purtroppo è storia di ogni giorno ma soprattutto di ogni notte. In molti non sentono il fiato sul collo per tutte quelle offese che malmenano e degradano il bello di cui siamo chiamati ad essere custodi. A quanti hanno a cuore e sono chiamati alla difficile arte dell’educazione, sommessamente ricordo e suggerisco che il rispetto dell’ambiente è uno dei temi educativi più urgenti al quale bisogna mettere mano da subito”
E poi il saluto al nuovo prefetto Claudio Palomba, e al sindaco Paolo Perrone, al quale rivolge l’invito a collaborare “per rendere più bella, accogliente e a servizio di tutti, soprattutto dei più poveri, questa nostra casa comune perché possa garantire una casa anche a chi ha per tetto le stelle o rifugi arrangiati, precari e malsani”.