LECCE- Ha nel nome il legame indissolubile tra il vino e il territorio salentino: Niurumaru parla del vitigno Negroamaro ma anche della bellezza di una terra, concentrata in un calice. Il festival si è aperto giovedì sera, con inaugurazione in piazzetta Castromediano, a Lecce. Ed è stato subito il fascino di un’esperienza che stimola più sensi.
L’olfatto, innanzitutto, quello inebriante del vino di ogni sfumatura di rosso, rosato e di bianco, ma rigorosamente delle otto cantine doc delle Terre del Negroamaro: da Salice Salentino a Matino, da Alezio a Galatina, da Copertino a Squinzano, da Nardò a Leverano.
Poi il gusto, con i sapori degli chef che interpretano il territorio con i loro piatti, lo traducono in originali pietanze, esaltando le eccellenze gastronomiche.
E, ancora, la vista: il centro storico di Lecce a fare non da sfondo ma da coprotagonista, grazie alle strutture a impatto zero, nelle viuzze contorte, sotto i balconi ricamati, tra il barocco che sa di campagna, almeno per le sei serate dell’evento, fino all’ 11 agosto.
È una quarta edizione ancora più viva quella organizzata quest’anno da White e Telerama, in collaborazione con Agrinsieme e la direzione artistica di Antonio Bruno.
Stand, spettacoli, degustazioni tr. Tre le sezioni del Niurumaru: quella dedicata alle aziende vitivinicole, protagoniste del festival e suddivise in tre percorsi, tra bianchi, rosati e rossi; l’area dedicata ai produttori e alle aziende, ed infine un itinerario del gusto.
All’interno anche la terza edizione del Premio Niurumaru, dall’8 al 10 agosto, un concorso nato con l’obiettivo di valorizzare le migliori produzioni del vitigno.
