CASARANO- Trapiantato di fegato, con uno scompenso renale e cardiaco, si presenta al pronto soccorso di Casarano, perché stava male e non urinava. Ci resterà per ore. Il caso che vede protagonista un anziano signore di Presicce affetto epatite C è raccontato dalla figlia a Sanitasalento.net. “Ho accompagnato mio padre – racconta la donna– al pronto soccorso dell’ospedale “Ferrari”. Di solito, quando altre volte mio padre si è sentito male, è sempre entrato immediatamente, perché è un paziente critico, non abbiamo mai avuto difficoltà ad accedere, ma questa volta è stato diverso. Siamo arrivati alle 12 e 15 del giovedì prima di Pasqua. Una volta entrati nel pronto soccorso, mio padre è stato accolto dall’infermiere di turno, che ha preso visione di tutta la documentazione sul suo stato di salute, con la conclusione di paziente diabetico, con gambe gonfie, quindi paziente poco critico, corrispondente al codice verde.
In altri termini le pagine che spiegavano quella che era la malattia di mio padre, trapiantato di fegato con gravi scompensi renale e cardiaco, sono state lette in due secondi, per arrivare all’individuazione di un paziente senza alcuna urgenza, che poteva aspettare. Così è stato. Mio padre è restato sulla sedia a rotelle ad aspettare dalle 12 e 15 del mattino sino al pomeriggio, senza ancora aver urinato, in attesa di una visita medica, che è arriva alle 16 e 45, quando finalmente è stato esaminato da una dottoressa che, leggendo la documentazione, ha decretato che il caso era un “codice giallo”, era un caso critico con urgenza. Alle 21 abbiamo incontrato nuovamente la dottoressa che stava per andare via e mia madre le ha chiesto se non fosse il caso di fare una flebo a papà. Ci siamo sentiti dire che era stato già ordinato all’infermiere, che però non l’aveva ancora somministrata.
Dopo le 21, sono stati chiesti i consulti agli specialisti: il cardiologo e l’urologo. Finalmente abbiamo sentito parlare di scompenso epatico, quello che doveva essere individuato da subito, vista la documentazione presentata. Mio padre è stato ricoverato, ma fino alle 23 è rimasto seduto sulla maledetta sedia a rotelle. Non l’ho mai visto piangere, ma quel giorno l’ha fatto per ben due volte. Spero -conclude la figlia del paziente- che chi dovere intervenga affinché ciò non avvenga più, perché quel giorno mio padre non era il solo”.