Cronaca

Emergenza Xylella: dall’Università di Bologna arriva la cura?

LECCE- C’è un modo per prevenire e abbattere l’infezione della Xylella Fastidiosa senza pesticidi, attraverso dei concimi realizzati in laboratorio: all’Università di Bologna ne sono sicuri. Il sistema ha funzionato con la malattia dei kiwi nel Lazio, potrebbe funzionare con la “peste degli ulivi”, che rischia di mettere in ginocchio l’economia e il paesaggio del Salento. Bio Eco Active S.r.l. in collaborazione uno spin-off del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bologna hanno messo a punto una serie di concimi innovativi basati su microparticelle di fosfato di calcio. Un concime a base di selenio potrebbe salvare i nostri ulivi: per la precisione, una combinazione di zinco e selenio. Manca la sperimentazione, ma questo tipo di concimi hanno già funzionato con altre malattie. “È tutto biologico, senza sostanze tossiche”- spiega il professore Roveri.

Lo spin off universitario che potrebbe aver risolto il problema Xylella utilizza le competenze acquisite con le nano e biotecnologie in decenni di ricerca accademica condotte presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Bologna per trasferirle in problematiche applicative in ambito ambientale e biomedicale.

Per combattere e prevenire la Xylella, dunque, si può intervenire sulla nutrizione dell’ulivo. L’infezione da Xylella fastidiosa attraverso l’alterazione del bilanciamento dell’acqua nelle piante infette, altera l’acquisizione dei nutrienti. Il «vaccino» potrebbe essere costituito da idrossiapatite biomimentica, che sarebbe una riproduzione del fosfato di calcio che abbiamo nelle ossa. Il progetto verrà attuato con il supporto e la collaborazione di partnership locali – come il laboratorio di microbiologia dello Studio EFFEMME di Squinzano e la società GEOAMBIENTE S.r.l. di Cavallino (con la quale sono già in corso collaborazioni per altri progetti) – che hanno già accettato di aderire all’iniziativa, offrendo la disponibilità a divenire basi operative del protocollo di sperimentazione. Gli oneri di ricerca saranno interamente a carico del gruppo di società promotrici dell’iniziativa. L’ultima parola spetta al Ministero, che dovrebbe autorizzare la sperimentazione a breve.

Gaetano Gorgoni

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