CAMPI SALENTINA- Le tracce di sangue umano e le impronte digitali sono comparse grazie al luminol e al resto della strumentazione che i carabinieri del Ris hanno impiegato per eseguire gli accertamenti tecnici disposti dal pm Giuseppe Capoccia e avviati dal primo mattino, nella sede della compagnia di Campi Salentina, sulle due auto, una Renault Clio ed una Megane, sequestrate qualche giorno fa a Porto Cesareo.
Le vetture appartengono ad un marocchino che, nel corso delle indagini sull’efferato duplice omicidio dei coniugi, è risultato essere vicino al presunto killer, ora in carcere. I carabinieri del Nucleo Investigativo, al comando del capitano Biagio Marro, stanno cercando di capire se l’uomo, che ha lasciato l’ Italia da un mese, abbia avuto un ruolo preciso, tra il 23 e il 24 giugno scorsi, nel massacro di Luigi Ferrari e Antonella Parente. Se abbia aiutato, per esempio, Vincenzo Tarantino, al momento l’unico indagato, a fuggire.
Per questo si è andati spediti sulla ricerca di tracce di sangue, che potrebbe essere un elemento schiacciante del suo, al momento solo ipotizzato, coinvolgimento. Impossibile che l’assassino, salito su uno dei due mezzi, e dopo aver lasciato dietro di sé i corpi in un lago di sangue, non abbia sporcato.
E qualcosa, si diceva, ha cominciato ad emergere: i carabinieri hanno evidenziato a bordo della Scenic la presenza di impronte digitali latenti sul vetro parabrezza, sullo specchietto retrovisore e sul gancio della cintura di sicurezza del sedile guida.
Analogamente sulla Clio sono stati eseguiti tre tamponi con il comburtest che hanno evidenziato la presenza di tracce di sangue umano su un sedile, nonché di altre impronte su vetro, montante dello sportello e parabrezza.
Saranno i futuri esami di laboratorio a chiarire a chi appartengono, anche attraverso una comparazione con il Dna. “E gli esiti – assicurano gli investigatori – non tarderanno”.