TARANTO- Si scava dentro l’Ilva di Taranto. E si punta dritti a capire se dalla pancia della terra, all’interno dello stabilimento, vengono davvero a galla sostanze oleose e catramose, ciò che documenterebbe danni irreversibili al sottosuolo. E qualcosa, purtroppo, sta emergendo sotto i denti delle ruspe, volute dai carabinieri del Noe di Lecce, che, nei giorni scorsi, hanno presentato un dettagliato rapporto, corredato da foto, alla Procura ionica, proprio per chiedere l’autorizzazione allo scavo. Il decreto di ispezione è stato disposto dal procuratore aggiunto Pietro Argentino. Gli approfondimenti sono in corso nell’area di pertinenza dell’acciaieria 1, area sottoposta a sequestro con facoltà d’uso e quella più problematica per i fenomeni di slopping.
Era stato il sindacato Usb a lanciare l’allarme, denunciando “la strana presenza di macchie di natura probabilmente “oleosa” e maleodoranti che spesso emergono dal sottosuolo”. La segnalazione era stata fatta già il 26 agosto, il giorno successivo, la Asl di Taranto ha effettuato una verifica ispettiva. Il Noe di Lecce, però, ha voluto andare a fondo.
Sono apparsi da subito inequivocabili le avvisaglie: i militari della Tutela Ambiente, insomma, sono andati sul sicuro a scavare, nella zona in cui è in corso il cantiere per impiantare il nuovo sistema di aspirazione, come prescritto dalla nuova Aia. Lì, dove si stanno costruendo le basi dei pilastri in cemento, quelle chiazze nere e quell’odore nauseabondo hanno costituito la spia per dare la stura a questa nuova fase di indagini. E ciò che sta venendo fuori inizia già a preoccupare.
