Cronaca

Ex Bat, partita chiusa: 32 lavoratori a casa

LECCE- Continua la verifica sulla riconversione fallita degli ex lavoratori Bat. Anche Roma cominciano a rendersi conto della difficile situazione. Dopo aver discusso della Iacobucci, c’era da capire quale fosse la situazione della Ip – Korus, viste le denunce dei lavoratori fermi per diverso tempo in un capannone vuoto.
Al termine dell’incontro, svoltosi alle 11, presso il ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza dell’onorevole Piccone, proprietario dell’azienda, non è rimasta più nessuna speranza in piedi. I responsabili della società hanno spiegato che a Lecce non c’è nessuna intenzione di riaprire. Un’autentica doccia fredda che ha fatto imbestialire i sindacati, come si evince dal comunicato unitario. I 32 dipendenti destinati a quell’azienda andranno a casa senza nessuna spiegazione.

“Le segreterie Provinciali di CGIL CISL e UIL unitamente alle categorie di FIM FIOM e UILM, presenti all’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico, per la verifica prevista dall’accordo di riconversione ex Bat, esprimono un giudizio fortemente negativo sia sullo svolgimento che sull’esito dell’incontro”- si legge nell’incipit. Molto grave, secondo i sindacalisti, l’assenza al tavolo dei livelli politici del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero del Lavoro: assenti anche Teresa Bellanova e Loredana Capone. Per la regione c’era solo un componente della task force, il dott. Recchia. L’azienda Ip – Korus ha confermato l’impossibilità ad avviare l’attività produttiva a Lecce sia pure per un numero ridotto di lavoratori rispetto a quanto previsto dall’accordo di dicembre 2010 ed ha annunciato la messa in mobilità di tutti i dipendenti. I sindacati respingono l’offerta, definita “strumentale e provocatoria, di trasferire lavoratori in altri siti produttivi e stigmatizza l’avallo che il Mise ha offerto a tale proposta”.

“L’ obiettivo del tavolo ministeriale era quello di portare iniziative industriali nel territorio ferito dall’abbandono di Bat e non quello di sostenere le aleatorie provocazioni di una azienda che fino ad oggi non ha mai realizzato gli impegni assunti”- tuonano i sindacati. Oggi è stato certificato un fallimento e i sindacati chiedono che la politica si faccia carico di questa situazione avviano una riconversione vera.

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