BARI- Prevenire per non annegare nel mare di polemiche. E quindi blindarle. Guglielmo Minervini, uno dei tre candidati per guidare il centrosinistra alle prossime regionali lancia un appello a colleghi e oppositori per sgomberare il campo delle primarie da contaminazioni e brogli. La proposta è chiara: istituire un registro degli elettori. Così chi vota a sinistra non potrà votare a destra e viceversa.
Il problema – non da poco come lo definisce l’assessore regionale – va affrontato per evitare che il voto finale sia inquinato da truppe mandate appositamente per deviare verso un candidato piuttosto che un altro, allontanando alla fine il risultato dall’effettiva volontà degli elettori reali. I casi di Napoli, Bari e Foggia – dice Minervini – sono da esempio.
“Basterebbe fare un patto, pubblico e alla luce del sole, di condivisione delle liste dei votanti – spiega Minervini – chi vota da una parte non può farlo anche dall’altra parte. Un patto contro il trasformismo. Per primarie limpide, trasparenti e partecipate. Per fare le cose perbene”.
La palla è in campo, ma in pochi rilanciano. A cominciare dai colleghi di partito. “E’ un regola di buon senso ma ormai è tardi”. Questo il commento del capogruppo dei democratici alla Regione e componente della direzione regionale Pino Romano. “Occorre stabilire le regole per l’iscrizione, renderlo compatibile con la privacy, sarebbe necessario un autority che sovrintenda le iscrizioni. Insomma, buone le intenzioni ma complicata l’attuazione. E’ più concreto ipotizzare una regolamento nazionale da applicare a tutti i livelli visto che ormai le primarie solo il metodo scelto da tutti i partiti”.
Dello stesso tenore la risposta del Nuovo CentroDestra. Per Massimo Cassano – sottosegretario al lavoro timoniere pugliese della truppa degli alfaniani, “buona l’idea ma prima delle regole si chiarisca chi sta con chi e chi fa cosa. Non si conoscono le coalizioni, i candidati, i posizionamenti e si parla di regole. Si prendano d’esempio Sel e il Pd, continua Cassano, non si sa se alla fine gli scontri romani porteranno alla scissione in Puglia. O Forza Italia, con chi farà le primarie? Sono interne? Non ho visto nessun candidato degli altri partiti. Quindi – conclude Cassano – prima di stabilire come si gioca, capiamo chi gioca”.
Chi, invece, non sbarra la strada alla proposta di Minervini è Francesco Amoruso, coordinatore di Forza Italia. “Valuteremo” dice annunciando il tavolo del centrodestra convocato per la prossima settimana proprio per stabilire le regole delle primarie. “E’ una buona proposta, ne parleremo, bisognerà solo capire come evitare che si scoraggi l’avvicinamento ai gazebo da parte di chi non vuole dichiarare una appartenenza politica”. Quanto alla bordata lanciata da Cassano replica: “Primarie interne a Forza Italia? Finora c’è un unico candidato, Francesco Schittulli, e non è del nostro partito. Le nostre saranno primarie aperte anche alla società civile. Altro che interne”.
Chiude il cerchio il capogruppo di Sel, Michele Losappio. “Politicamente sono d’accordo. I fatti accaduti a Foggia e Bari non sono stati un esempio brillantissimo di partecipazione democratica. L’albo tradizionale che imporrebbe al cittadino di iscriversi una settimana prima del voto non fa che scoraggiare il potenziale elettore. Un sistema tecnologico che possa controllare seduta stante se la persona che si appresta a votare l’ha già fatto per l’altro schieramento, invece, si. E c’è anche il tempo di farlo. Il problema è il terzo candidato del centrosinistra – affonda Losappio – E’ a lui che non va bene nessuna modifica. Cosa ne penserà di questa idea Michele Emiliano?
L’ultima parola è per il diretto competitore di Minervini, Dario Stefano. “Non siano i candidati dettare le regole – dice il senatore – perché seppure il tema sia condivisibile nel metodo, è bene che a parlarne sia il tavolo del centrosinistra che troppo prematuramente ha licenziato l’impianto che oggi, alla luce di un fatto nuovo intervenuto da quel giorno – ovvero la presenza di tre candidati anziché due – , è totalmente da rivedere”. A partire dal ballottaggio. “Fu proprio Michele Emiliano a gioire dell’apertura dell’allora segretario nazionale del Pd Bersani al doppio turno nel 2012. “Si torni a parlare di questo” conclude Stefàno. “Ma solo dopo che il Partito democratico avrà fatto chiarezza al suo interno”.