BARI- Il governo le vuole privatizzare, la Corte dei Conti ristrutturare. Le società partecipate di Comuni, Province e Regioni non sembrerebbero avere vita troppo lunga. Dopo decenni di gestione spesso incontrollata che consegna, oggi, bilanci affatto in attivo per la maggior parte di queste sembrerebbe arrivato il momento di porre un argine a spese e conti in caduta libera.
Terminata la pausa agostana, il governo ha già calendarizzato una riunione per tentare di fare il punto della situazione. L’intento è quello di ripremere il piede sull’acceleratore per arrivare quanto prima alla privatizzazione della maggior parte delle spa degli enti locali, con particolare riferimento a quelle che operano nel settore del trasporto locale e dei servizi igienici e ambientali. Termine per il passaggio ai privati: 31 dicembre 2015.
Il modo per arrivarci sono la quotazione in Borsa del 60% del capitale o apertura ad un partner privato con cui condividere il pacchetto azionario.
Il commissario per la spending rewiev Cottarelli ha provato a censire le partecipate italiane, calcolando che su 8000 mila attualmente in essere, solo 1000 uscirebbero indenni dalla ghigliottina. Per un risparmio di 3 miliardi di euro. Oltre 200 sono quelle in capo a Regione ed Enti locali del Salento. Farsi strada nella giungla di partecipate attualmente in capo a Comuni e Province non è affatto semplice. Ci ha provato il Ministero per la Funzione Pubblica nel 2009 censendone solo nel Salento 159. Ma da allora ad oggi il numero è cresciuto, superando come detto quota 200 se si considerano anche quelle di maternità regionale.
Società che, tra l’altro, non sono affatto in buona salute. Ad essere privatizzate, dunque, nelle intenzioni del governo ci sono le Stp di Brindisi e Lecce. Fino a questo momento solo la quota regionale era stata messa in discussione. Ora invece è tutto da rivedere. Terme di Santa Cesarea, spa, è un altro dei tasselli da rivedere. Se prima il Comune sosteneva di non dover vendere le quote in base alla prima disposizione voluta dall’ex premier Letta, ora potrebbe essere costretto a farlo.
E come questi sono tanti i casi di cui si potrebbe tornare presto a parlare. Anche se, va detto, la Corte dei Conti torna ripetutamente ad accendere un faro sui bilanci delle società partecipate: troppe, in perdita e senza più alcuna convenienza.