LECCE-Il pluriergastolano Luigi Giannelli reggerebbe ancora le redini del clan che a lui faceva capo, a Parabita e dintorni. A raccontare questo scenario agli inquirenti è il collaboratore di giustizia Massimo Donadei, 34 anni, anche lui di Parabita. Le sue dichiarazioni, rese nel 2012, per la prima volta valicano il confine del segreto istruttorio.
Giannelli, costretto al 41 bis, al carcere duro, dal 1991, è attualmente detenuto nella casa circondariale di Ascoli Piceno. La nuova accusa a suo carico è associazione di stampo mafioso e il nuovo procedimento a suo carico è nato come stralcio dell’operazione Tam Tam, che il 18 febbraio scorso ha portato all’arresto di 15 persone con l’accusa di aver svolto attività di estorsione agli stabilimenti balneari della fascia costiera ionica, da Santa Maria di Leuca sino ad Ugento.
La novità delle dichiarazioni di Donadei ha aggiunto nuovi elementi alle indagini condotte dal pm Antonio De Donno della Direzione distrettuale antimafia. Dai verbali, però, non emergerebbero riferimenti a fatti specifici, ma il racconto di un ruolo che, dalle Marche, Giannelli continuerebbe a coprire nella gestione del gruppo criminale.
Per lui, il legale Luca Laterza ha chiesto il rito abbreviato. In mattinata, il gip Vincenzo Brancato ha disposto il rinvio dell’udienza al 17 ottobre, giorno in cui si celebra anche l’ udienza del processo Tam Tam. Nell’ambito di quella operazione, tra gli arrestati ci fu anche il figlio di Giannelli, Marco, tornato in libertà qualche giorno dopo per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza, poiché di fronte al tribunale del riesame ha prevalso la tesi della difesa, per cui nessun elemento sarebbe stato sufficiente a dimostrare che il 31enne fosse l’ “ambasciatore” che portava fuori dal carcere gli ordini del padre.
