LECCE- “Non sono un boss la confisca dei miei supermercati non è definitiva”. È questo il cuore dell’autodifesa di Giovanni Mazzotta, noto alle cronache come Gianni Conad, che secondo gli inquirenti era l’amministratore di fatto di sette supermercati ubicati tra Leverano, Nardò e Maglie. Sette attività commerciali sequestrati e poi confiscati dall’autorità giudiziaria perché ritenute nell’orbita del clan della Sacra Corona Unita dei Tornese di Monteroni. Della vicenda si è occupato L’Indiano nell’ultima puntata della stagione, andata in onda il 5 giugno su Telerama. A distanza di un mese e mezzo Giovanni Mazzotta si fa vivo, per il tramite dei suoi avvocati e invoca il diritto di rettifica.
Che cosa lamenta, in sostanza, Gianni Conad? Che non siano
Nella sostanza, i legali dell’uomo di Carmiano lamentano che, nonostante…
Fin qui la rettifica richiesta dal signor Mazzotta per il tramite dei suoi legali. Che però rettificano un’imprecisione inesistente. Nella puntata dell’Indiano del 5 giugno, infatti, Mazzotta viene definito “uomo ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Tornese”, ma non viene mai definito boss. Né dal giornalista né dal Procuratore Capo Cataldo Motta, i cui ragionamenti partono dall’esempio concreto dei supermercati di Leverano per arrivare al meccanismo generale dei sequestri e delle confische, che è un meccanismo giuridico di prevenzione (che si applica, cioè, anche in assenza di una sentenza definitiva).
L’Indiano, insomma, ha citato l’operazione due mari, nella quale Mazzotta venne arrestato insieme a altri 63 uomini ritenuti vicini al clan Tornese. E ha citato la sentenza (divenuta definitiva nel 2000) con la quale Mazzotta venne condannato a otto anni e otto mesi per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Ma L’Indiano non ha dato alcuna patente di mafiosità a Gianni Conad né l’ha mai etichettato come boss. Cosa che fecero, viceversa, nel 2011 diverse testate, cartacee e on line. Le quali però non risulta siano mai state oggetto delle proteste di Gianni Conad né dei suoi legali. Ai quali ci permettiamo quindi di consigliare una più attenta visione della puntata dell’Indiano dedicata alle aziende confiscate.


