Cronaca

Eni, aperta inchiesta sul petrolchimico e la discarica di Micorosa. Stoppati i lavori di messa in sicurezza

BRINDISI-La  Procura di Brindisi ha aperto un’inchiesta. Sotto i riflettori, il petrolchimico del gruppo Eni e i veleni sepolti nella discarica di Micorosa, realizzata oltre 30 anni fa.

L’apertura di un’indagine era inevitabile, dopo gli esposti degli ultimi mesi. Il primo presentato lo scorso 16 giugno, da sei cittadini che hanno contratto un tumore al sangue, tutti residenti in aree vicine agli stabilimenti. Hanno nominato come consulente Maurizio Portaluri, il primario di Radiologia dell’ospedale Perrino, e sostengono che la loro patologia sia “con alto grado di probabilità conseguenza diretta dell’esposizione cronica” ad arsenico, rame, mercurio, cadmio, vanadio, zinco, nichel, idrocarburi, benzene e polveri sottili, tutte sostanze rilevate nelle aree adiacenti agli impianti e nel sito di Micorosa.

L’altro esposto è stato presentato dal comitato No al carbone e dal Forum nazionale dei movimenti per l’acqua, che ha tra l’altro messo in evidenza l’inquinamento nei siti ex Montedison di Bussi sul Tirino, in Abruzzo.

Alla luce di questi esposti, ora si accende quindi un faro su questa vicenda, in cui cercherà di dimostrare un presunto nesso di casualità tra inquinamento e malattie tumorali presenti a Brindisi, in particolari zone che si trovano a ridosso degli impianti dell’Eni e della discarica di  Micorosa.

Intanto, c’è da dire, che questa bomba ecologica potrebbe essere messa in sicurezza grazie ai fondi stanziati dal Ministero dell’Ambiente, circa 48milioni di euro di risorse pubbliche.  Ma nelle ultime ore tale progetto è stato stoppato da Roma. Per il responsabile  del procedimento del Consiglio superiore dei Lavori pubblici il progetto presentato da Sogesid (società in house del Ministero dell’Ambiente) è lacunoso .I tempi quindi si allungano. Ora bisognerà integrare nuove carte, documenti ed intervento.

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